Agonia senza fine per il commercio al dettaglio

Il continuo switch on-off tra zone rosse ed arancioni non fa altro che alimentare il peggioramento di un settore già allo stremo delle forze, quello del commercio al dettaglio. Gli ultimi dati Istat di Febbraio hanno mostrato un quadro generale disastroso, in cui le imprese del commercio ormai faticano a rimanere a galla ed è per questo motivo che nelle scorse settimane commercianti, ristoratori ed ambulanti hanno scelto di scendere in piazza a protestare per i loro diritti.

Va comunque evidenziato che rispetto ai mesi di Dicembre 2020 e Gennaio 2021, la situazione ha visto un lieve recupero ma resta il fatto che il crollo continua senza soste e si stima una diminuzione delle vendite dell’8% nei primi due mesi del nuovo anno.

L’ufficio economico Confesercenti ha commentato, quindi, all’interno di una nota, rispetto ai dati diffusi da Istat sul commercio al dettaglio di febbraio: “La situazione è, come noto, particolarmente grave per il comparto non alimentare (-12,4% in volume nel bimestre gennaio-febbraio) e per le imprese operanti su piccole superfici: – 12,3% la media e – 16% il non alimentare in volume, secondo le nostre stime. Significativa anche la caduta del commercio al di fuori dei negozi, che include quello su aree pubbliche: un crollo, in volume, di quasi 14 punti. Tra i comparti del non alimentare, continua la crisi dell’abbigliamento e calzature, con oltre 11 punti percentuali in meno rispetto allo scorso anno, ma in generale il segno meno riguarda tutti i comparti, eccetto quelli relativi alle tecnologie. Mentre prosegue imperterrito il galoppo dell’online, che mette a segno un incremento mensile di quasi il 36% rispetto a febbraio scorso, continuando ad erodere risorse e quote di mercato”.

“Le restrizioni causate dal Covid-19, infatti, hanno determinato un trasferimento di dati, consumi ed abitudini sul web, colpendo così ancor di più gli esercizi fisici. Risulta molto difficile, con questo stato di cose, pensare a tenere in vita il patrimonio capillare che le aziende italiane rappresentano. Per questo lo ribadiamo con forza al Governo: senza un Decreto Imprese dedicato il comparto rischia di implodere, occorrono sostegni adeguati alle perdite realmente subite e ai costi fissi sostenuti insieme a misure mirate per il credito e soprattutto una pianificazione per permettere alle attività di ripartire, quanto prima, in sicurezza. È imprescindibile: salvaguardare il lavoro ed innescare la ripartenza del Paese è possibile solo sostenendo le imprese, diversamente il motore dell’economia non potrà riavviarsi”, si legge ancora nella nota.