Il 20 novembre è stata la giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui si è ricordata l’adozione di importanti documenti che garantiscono la tutela ai diritti dei minori nelle nostre società. Parlare di “tutela dei minori” ad oggi è fondamentale, soprattutto in prospettiva dell’affermazione sempre più crescente e indispensabile delle tecnologie intelligenti. Sul piano sia europeo sia nazionale sono state adottate delle misure legislative che regolano il rapporto tra AI e minori, in particolare l’Italia ha introdotto ai sensi del secondo comma dell’art. 4 della legge 132/2025 “soglie di età” specifiche.
L’attenzione che le istituzioni sia nazionali sia internazionali rivolgono ai minori sul tema della tecnologia è un aspetto fondamentale: i minori sono soggetti non ancora pienamente consapevoli dei pericoli, delle conseguenze, delle misure di tutela in materia di trattamento dei dati personali. Per ridurre i rischi di trattamenti non conformi alle normative sulla privacy, si è definita sulla base dell’età l’esercizio del legittimo consenso. Mentre, ai sensi dell’art. 8, il GDPR stabilisce che il minore debba avere almeno 16 anni per rilasciare il proprio consenso; la legge sull’AI italiana lo ha ridotto ai 14 anni (l’articolo 2-quinquies nel Codice privacy), nel rispetto dell’art. 8 del GDPR che obbliga gli Stati a non abbassare il limite ai minori aventi un’età inferiore ai 13 anni.
Che cosa stabilisce l’Italia? Il nostro Paese rende possibile l’accesso alle tecnologie di Intelligenza Artificiale e il trattamento dei dati personali a partire dai 14 anni. Per i minori aventi un’età inferiore al limite imposto verrà richiesto il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale. Affinché i ragazzi tra i 14 e 18 anni possano esprimere un consenso consapevole e legittimo, bisogna garantire chiarezza e accessibilità delle informazioni e delle comunicazioni sulla conoscenza dei rischi di questi sistemi e sul diritto di opporsi ai trattamenti autorizzati.
C.Z.
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