Sempre meno copie private su dispositivi e cloud personali e poca consapevolezza di cosa sia effettivamente il compenso per copia privata. È quanto emerge da un’indagine statistica realizzata a maggio 2024 da Synallagma – società di consulenza del gruppo internazionale per la tutela dei consumatori, Euroconsumers – commissionata da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le imprese ICT in Italia, – con l’obiettivo di studiare le modalità con cui i consumatori italiani fruiscono di contenuti audiovisivi originali.
L’indagine ha coinvolto 1.198 persone, di età compresa tra i 14 e i 74 anni, rappresentative della popolazione italiana per età, sesso, area geografica e livello di istruzione. I risultati mostrano una tendenza chiara verso un incremento dell’uso dello streaming negli ultimi tre anni, accompagnato da una diminuzione delle copie private di contenuti audio e video da supporti originali. Circa un quinto del campione afferma, infatti, di aver diminuito la frequenza di copia, mentre la metà afferma di non aver mai fatto ricorso a questa modalità di fruizione negli ultimi tre anni. Questa tendenza dimostra, ancora una volta, il trend verso modalità di fruizione di contenuti sempre più accessibili, economiche e svincolate dalle copie fisiche.
Mentre si riduce il ricorso alla copia privata, l’uso dei servizi di cloud personale per l’archiviazione di contenuti digitali è in costante aumento. Il 68% degli intervistati utilizza il cloud, principalmente per salvare foto, video personali e documenti, e il 30% vi memorizza contenuti audio o video originali. Inoltre, l’indagine ha rivelato che il 70% degli italiani non ha mai sentito parlare del contributo per copia privata e che solo il 21% di chi ne ha conoscenza è in grado di rispondere correttamente a 6 domande su 11 specifiche sull’argomento.
Tutto ciò evidenzia una consapevolezza minima dei consumatori per ciò che appare sempre più come un balzello anacronistico: “L’indagine evidenzia come la pratica della copia privata abbia da tempo intrapreso un trend discendente”, sostiene Marco Scialdone, Direttore Generale di Synallagma. “I risultati, dunque, restituiscono in modo cristallino la discrasia tra un prelievo generalizzato, che riguarda ogni dispositivo tecnologico e che si riverbera sul prezzo finale corrisposto dal consumatore, e le modalità di fruizione dei contenuti che passano sempre più dallo streaming”, conclude.
L’indagine mostra inoltre che, in media, gli intervistati possiedono sette dispositivi diversi come smartphone, computer e televisore, tra i più diffusi e utilizzati. Ciononostante, tra coloro che hanno effettuato copie private negli ultimi 12 mesi, il numero medio di dispositivi utilizzati per memorizzare le copie è solo di 2,5, con una prevalenza di computer e smartphone o sulla chiavetta USB. In coda alla lista, gli smartwatch o fitness tracker: solo il 2% di chi ricorre alla copia privata li utilizza per memorizzare contenuti audio.
I dati confermano un cambiamento delle abitudini dei consumatori, dando forza alla richiesta di ridurre il numero dei device soggetti a compenso per copia privata. Infatti, per quanto riguarda la fruizione dei contenuti audio, al primo posto troviamo radio e autoradio, seguita dallo streaming gratuito e dai supporti fisici originali come CD e vinili. Solo il 27% degli intervistati ascolta contenuti audio originali copiati da supporti di proprietà.
Analogamente, per i contenuti video, la televisione tradizionale, sia gratuita che a pagamento, è la modalità di fruizione più diffusa, seguita dallo streaming, con il 67% degli intervistati che utilizza servizi di streaming gratuiti e il 62% che utilizza quelli a pagamento. Il 40% del campione afferma inoltre di usufruire del servizio di download temporaneo di contenuti offerto dalle piattaforme di streaming a pagamento. Solo il 17% intervistati afferma di copiare contenuti video originali da supporti di proprietà.
“I dati di questa indagine confermano che i consumatori si stanno sempre più orientando verso una fruizione di contenuti tramite servizi di streaming. – afferma Bruno Marnati, Consigliere Anitec-Assinform con delega all’Elettronica di Consumo. Servizi che offrono al consumatore un’ampia scelta di contenuti e maggiore disposizione di memoria per applicazioni o contenuti autoprodotti permettendo agli autori di essere maggiormente conosciuti dal pubblico. Parliamo, quindi, sempre meno di copie private ospitate effettivamente sui dispositivi come si faceva sensatamente qualche anno fa. È giunto il momento di adeguare il contesto normativo alla realtà, prendendo coscienza dell’obsolescenza dell’istituto della copia privata. Auspichiamo, quindi, che il decreto che dovrà essere emanato per la determinazione del compenso per copia privata tenga conto di questi aspetti e che vada in controtendenza rispetto a quanto fatto negli scorsi anni”.