Il recente furto delle credenziali di ChatGPT ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei dati, poiché massicce campagne di spyware hanno permesso di collezionare le informazioni che sono poi apparse nel dark web. Il problema maggiore riguarda appunto i dati, perché i criminali sono riusciti ad accedere alle informazioni private. La società di sicurezza informatica con sede a Singapore, Group-IB, ha identificato oltre 100.000 dispositivi infetti da malware (trojan e spyware) che hanno rubato le credenziali di accesso degli utenti a ChatGPT per poi venderle online. Va sottolineato che gli account infettati non disponevano dell’autentificazione a due fattori e che erano già stati infettati precedentemente da un altro malware.
Questo evento mette in luce l’importanza di affrontare la sicurezza dei dati in un contesto in cui sempre più aziende e individui si affidano a piattaforme di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT per aumentare la produttività. La violazione dei dati ha compromesso soprattutto le chat, questo perché sempre meno utenti eliminano le conversazioni passate, lasciando esposte tutte le informazioni trattate. Il problema più grande è che la divulgazione dei dati può portare a gravi conseguenze per la privacy degli individui, come il furto d’identità.
S.B.