GLI ABITI CHE INGANNANO I SISTEMI DI RICONOSCIMENTO FACCIALE

L’idea ha preso forma nel 2020 al Politecnico di Milano, grazie al talento di Rachele Didero, che per la sua tesi di laurea ha realizzato una prima capsule collection. L’iniziativa oggi è supportata anche dalla sorella Rebecca.  Cap_able è stato sviluppato allo Shenkar College di Tel Aviv.

Selezionata per il programma Crt, Talenti per l’imprese, la Didero ha raccontato in una recente intervista a Liberties.eu la genesi di questo progetto: “Il progetto nasce a New York nell’estate del 2019 dove mi trovavo per un tirocinio dopo il semestre trascorso al Fashion Institute Technology. Qui ho conosciuto un ingegnere della UC Berkeley e una sera, parlando di tematiche relative ai diritti umani e alla privacy, è nata l’idea di combinare moda e computer science. Ho deciso di approfondire la ricerca una volta tornata a Milano e portarla come argomento di tesi magistrale. I primi esperimenti, nel gennaio 2020, sono avvenuti al Politecnico di Milano. Nel febbraio dello stesso anno mi sono trasferita a Tel Aviv per un semestre di scambio al Shenkar College, istituto all’avanguardia in particolare per il dipartimento di textile”.

“L’idea si basa su quelli che si chiamano adversarial textiles” spiega Didero. “Si tratta della trasposizione su tessuto di alcune immagini, che sono in grado di confondere gli algoritmi di riconoscimento facciale. In particolare noi ci basiamo su Yolo che è il software di riconoscimento in tempo reale più veloce che esista”. Per arrivare al risultato finale, ovvero degli abiti che proteggano i dati biometrici di chi li indossa, non solo è necessario lavorare sulle immagini, ma anche sul tipo di tessuto. Il modello brevettato da Cap_able consente di “incorporare” direttamente l’algoritmo nella trama degli indumenti.

Gli abiti di Cap_able confondono le telecamere, impedendo loro di riconoscere un volto umano, portandole invece a identificare animali, cibi e altri oggetti. “L’adversarial textile funziona un po’ al contrario rispetto a un codice qr prosegue Didero. Invece di dare un’informazione, la scherma”.

Cap_able vuole farsi portavoce di un problema che riguarda tutti e intende aiutare le persone ad acquisire consapevolezza degli abusi che i sistemi di controllo rendono possibili senza esse ne abbiano contezza. Il confine fra sicurezza e controllo infatti è decisamente labile: molte videocamere non rispettano la privacy degli individui e potrebbero addirittura contribuire a ledere i diritti umani quando le immagini e la loro elaborazione sono utilizzate per discriminare, accusare, controllare e manipolare le persone.

Per quanto riguarda gli sviluppi futuri del progetto, obiettivo immediato è trasformare la capsule collection in una collezione di maglieria che possa tutelare la privacy di chi la indossa, preservandone la sicurezza. Una collezione dedicata a un pubblico trasversale, a partire dalle fasce più giovani alle persone che si occupano di diritti umani; una collezione per coloro che sono sensibili alle tematiche relative alla privacy, al razzismo, alla libertà di espressione. Una collezione intelligente, bella da indossare e capace di attivare riflessioni.

Cap_able inizierà presto una campagna di raccolta fondi e investimenti per poter produrre la collezione e renderla accessibile.