IL MALFUNZIONAMENTO DI AMAZON AWS E LA DIPENDENZA DALLE PIATTAFORME

Il 20 ottobre gran parte del mondo si è fermato: banche, siti governativi, social e applicazioni hanno smesso di funzionare a causa di un problema nel data center nel Nord della Virginia, dove sono collocati i server del cloud di Amazon, provocando non ben pochi disagi agli utenti. Infatti, molte sono state le segnalazioni raccolte da Downdetector, una piattaforma che fornisce informazioni sullo stato dei siti web e servizi. Nonostante sia stato un problema durato alcune ore, le conseguenze potrebbero protrarsi per giorni.

Quanto accaduto ha sollevato diverse riflessioni sulla debolezza delle infrastrutture digitali e su quanto l’economia odierna e la nostra vita sia dipendente dalle piattaforme, ossia da pochi soggetti privati. Su quest’ultimo punto, è interessante mettere in luce il pensiero di Nick Srnicek, politologo canadese, che ha coniato il concetto di “capitalismo delle piattaforme”. Con questo termine Srnicek vuole sottolineare come il mondo in cui viviamo sia controllato sempre di più da infrastrutture digitali in mano a poche aziende tecnologiche. Ciò è una diretta conseguenza di un fenomeno che pone le sue radici negli anni 90 del secolo scorso: la privatizzazione della rete.

I cloud delle piattaforme dominanti non sono altro che AWS di Amazon, Azure di Microsoft e Google Cloud, i quali hanno in mano la gestione di siti web, sistemi bancari e app mobile.

Il potere di queste aziende è così impattante, che nei casi di malfunzionamenti si possono generare gravi danni sistemici nei settori economico, industriale, finanziario mettendo a rischio anche i clienti: alle aziende viene impedito di fare transazioni o pagare i dipendenti; le catene di produzione e i sistemi logistici digitali possono subire interruzioni improvvise; le piattaforme di pagamento, exchange di criptovalute  infrastrutture bancarie diventano inaccessibili; i motori di ricerca o sistemi AI smettono di funzionare.

Queste infrastrutture vengono usate anche in ambito militare da governi e agenzie di intelligence diventando uno strumento strategico, ma vulnerabile: un guasto può compromettere la sicurezza nazionale.

Il controllo di poche big tech crea efficienza, ma anche fragilità sistemica. Ma per poter limitare la dipendenza tecnologica è necessario introdurre delle ulteriori e rigide regolamentazioni delle infrastrutture.

 

C.Z.


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