L’intelligenza artificiale ha consolidato la sua presenza nella vita quotidiana e nel panorama tecnologico globale. Tra le tante implementazioni di questa rivoluzione tecnologica, ChatGPT, sviluppata da OpenAI, ha segnato un vero e proprio punto di svolta. A un anno dal suo debutto, nel novembre 2022, i numeri parlano chiaro: da un milione di utenti a 100 milioni in soli due mesi, per poi superare il traguardo di 1,7 miliardi di utilizzatori lo scorso ottobre. L’applicazione per dispositivi mobili risulta la più scaricata del momento, posizionandosi al primo posto nell’Apple Store americano.
L’evoluzione di ChatGPT ha sicuramente ridefinito il modo in cui le persone interagiscono con l’AI. L’introduzione di ChatGPT Plus, basata sul modello ChatGPT-4, ha introdotto una versione a pagamento, garantendo un’AI più avanzata, addestrata su una vasta mole di dati e capace di comprendere istruzioni più complesse. Questa nuova versione consente agli abbonati di usufruire di conversazioni vocali e condivisione di immagini elaborate e interpretate dall’AI stessa. Non stupisce dunque che sempre più persone siano rimaste affascinate dalle potenzialità di questo strumento.
Tuttavia, il successo travolgente di ChatGPT solleva domande etiche e pratiche non di poco conto. Paolo Benanti, teologo e filosofo, nonché membro del Comitato ONU sull’intelligenza artificiale, ha evidenziato alcuni punti cruciali in merito all’uso e alle implicazioni di questa tecnologia. Benanti mette in luce la necessità di una corretta comprensione di ChatGPT, sottolineando che questa AI è fondamentalmente una demo, un’interfaccia che si basa su interazioni umane per perfezionare le risposte. Ciò potrebbe generare fraintendimenti, soprattutto quando si tratta di ottenere informazioni verificate e affidabili. L’AI può produrre testi raffinati ma non sempre accurati nella correttezza dei fatti, un aspetto che andrebbe ricordato costantemente a tutti gli utenti. L’analisi di Benanti pone anche l’accento sull’asimmetria nell’accesso e nell’utilizzo dell’AI. Mentre ChatGPT ha raggiunto livelli straordinari di adozione nei Paesi sviluppati, c’è il rischio di amplificare il divario digitale, lasciando indietro le nazioni in via di sviluppo. Il potenziale di queste tecnologie come moltiplicatore di ricchezza o disuguaglianze è evidente, poiché le grandi innovazioni nell’AI sono appannaggio di poche aziende con capitalizzazione stratosferica.
In sintesi, Benanti riconosce il valore che ChatGPT e altri strumenti basati sull’AI generativa possono apportare al mondo di oggi, ma frena il dilagante entusiasmo portando in rilievo una serie di problematiche su cui è necessario ragionare con attenzione. In questo senso, un aiuto può giungere dalla Chiesa, istituzione che può offrire una prospettiva umanistica al dibattito, ponendo l’accento sulle implicazioni etiche e sociali dell’AI.
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