Nonostante in materia di influencer l’Italia non sia ancora al passo della Francia, anche da noi sono presenti delle regole.
Bisogna sempre rendere esplicito lo scopo pubblicitario di qualsiasi post anche per coloro che ricevono compensi economici solo occasionalmente. La regola principale è quella della trasparenza, affinché il consumatore possa sentirsi sicuro durante la navigazione più che un bersaglio con scopo economico. Per la corretta comunicazione è poi importante generare un clima di fiducia da entrambe le parti.
I Paesi hanno imposto a modo loro delle regole per svolgere questo lavoro che col tempo potrebbero diventare più serie e concrete.
In ogni caso però gli influencer sono visti come la parte che deve regolarsi, limitarsi, svolgere il suo lavoro in maniera più formale e spesso sono accusati di aver promosso prodotti in maniera poco responsabile. Cosa succede però quando sono gli influencer ad essere truffati? Anche in questo caso il lavoro viene correttamente regolamentato? La risposta è no.
Se la regolamentazione dell’influencer marketing a ‘’favore’’ dei consumatori ha ricevuto molta attenzione e opinioni positive anche in Italia, non si può dire lo stesso dei casi in cui sono stati gli influencer ad essere truffati dalle aziende.
Visto come un lavoro perfetto, facile e ben pagato, in realtà questo mestiere nasconde mancati pagamenti, raggiri e pressioni.
‘’Zero tutele, mesi passati a piangere’’: alcuni content creators italiani hanno deciso di rompere il silenzio in merito al mondo apparentemente perfetto (e per questo molto criticato) degli influencer. Come corrispettivo per lavori durati mesi presso diverse aziende alcuni giovani influencer non hanno ricevuto alcun compenso. Quando poi i creator si rifiutavano di pubblicare senza i pagamenti dovuti venivano minacciati dalle aziende.
Trattandosi di giovani ragazzi, senza una stabilità economica era difficile si procedesse per vie legali in quanto troppo costoso.
Si sa che quella dell’influencer non è una professione vista di buon occhio. Si tratta però di una vera e propria attività commerciale, per questo è importante che sia regolamentata e che ci sia tutela nei confronti dei consumatori ma anche di questi giovani ragazzi. Che piaccia o meno all’opinione pubblica loro offrono un servizio, rendono pubblico il loro volto e se è stato stabilito un compenso economico è giusto che lo ricevano.
In Italia, quindi, sono stati gli influencer stessi a chiedere di essere tutelati. Il maggiore controllo al lavoro non spaventa nessuno se svolto in maniera onesta.
(G.S)