L’INFORMAZIONE OGGI IN RUSSIA

Mikhail Afanasyev, caporedattore del Novy Fokus in Siberia meridionale, e Serghiei Mikhailov, fondatore del settimanale LIStok nella Repubblica di Altay (confine con la Mongolia) in queste settimane di guerra in Ucraina hanno riportato contenuti critici riguardo il conflitto e ora rischiano fino a dieci anni di reclusione. Infatti, da marzo, in Russia è in vigore una legge che prevede fino a 15 anni di reclusione per la diffusione di informazioni riguardanti le forze armate che vengono giudicate false dalle autorità russe.

Sono state perquisite le redazioni e le abitazioni dei giornalisti, sequestrati computer e device. In particolare, Afanasyev è stato arrestato dopo aver diffuso – mediante il sito web della sua testata – la notizia di undici poliziotti antisommossa che hanno rifiutato l’ordine di partire per l’Ucraina. Non è però la prima volta che il cronista siberiano finisce nel mirino delle autorità russe, del 2009 l’accusa di diffamazione per la sua pubblicazione di articoli che criticavano la risposta del governo russo a un’esplosione nella più grande centrale idroelettrica del Paese. Mikhailov, invece, è stato messo in custodia cautelare per aver sollevato presunte “richieste di sanzioni contro la Russia”. Il sito web della testata del cronista, inoltre, è oscurato da marzo per la presunta promozione di attività contrarie alle azioni di Mosca in Ucraina.

Amnesty International, organizzazione internazionale non governativa impegnata nella difesa dei diritti umani, ha chiesto il rilascio immediato di entrambi e la direttrice della sezione per l’Europa orientale e l’Asia centrale ha affermato: «La repressione dei media indipendenti da parte delle autorità russe si sta intensificando a una velocità vertiginosa».

Ad essere coinvolti nei meccanismi di controllo dell’informazione non sono però soltanto i professionisti, ma anche gli studenti. Nei giorni scorsi, infatti, quattro studenti giornalisti sono stati condannati e la loro pena saranno due anni di “lavoro correttivo”. Il tribunale di Mosca ha dichiarato che il video che hanno pubblicato online, nel quale affermavano che era illegale espellere e intimidire studenti per aver partecipato a manifestazioni a sostegno del dissidente Alexei Navalny (ora in carcere), li rendeva colpevoli perché incoraggiava “il coinvolgimento di minori” nelle proteste contro il Cremlino.