Dopo decenni di costruzione infrastrutturale incessante, si è giunti ad un bivio: continuare a intendere il territorio come materiale plasmabile secondo le esigenze umane o intraprendere una nuova strada verso la tutela e la rigenerazione degli ecosistemi.
Da un lato, le infrastrutture hanno permesso alle città di progredire e hanno assicurato un decisivo miglioramento della qualità e delle condizioni di vita. Dall’altro, l’esasperazione ha comportato come conseguenza diretta l’alterazione degli ambienti naturali e dei sistemi ecologici. Quale deve essere il punto di svolta? In un presente segnato profondamente dal cambiamento climatico e in un futuro ambientale sempre più incerto, non sembrano esserci dubbi sulla strada da intraprendere: il danneggiamento degli ecosistemi naturali non può più essere ignorato.
Il settore da cui far iniziare uno sviluppo consapevole può essere quello delle infrastrutture. Infatti, secondo il report “A Value-Driven Approach to Nature-Based Infrastructure” lo sviluppo e le attività infrastrutturali sono responsabili di oltre il 25% della perdita di biodiversità causata dall’uomo. Questo studio, realizzato dal Boston Consulting Group (BCG) in collaborazione con la start-up Quantis, dimostra come l’erosione dei servizi essenziali prodotti ogni anno dalla natura produca un debito di circa 5.000 miliardi di dollari annui all’economia globale. A ciò si aggiunge il fatto che vi sia una crescente consapevolezza verso i benefici economici, sociali e ambientali prodotti dagli interventi di ripristino.
La vera soluzione sembrano essere le infrastrutture nature-based, che porteranno a un vero e proprio cambio di paradigma. Queste costruzioni si integrano con quelle convenzionali, generando soluzioni ibride e combinando efficienza e sostenibilità. Un caso esemplare si è verificato in una comunità rurale del Regno Unito, dove è stata introdotta una zona umida artificiale in sostituzione di un impianto per il trattamento delle acque reflue.
Dunque, le soluzioni rigenerative non solo possono garantire ricavi concreti sul piano finanziario, ma possono anche salvare il nostro futuro. Bisogna attivarsi affinché queste non siano un’eccezione, ma la normalità.
L.V.
