Amazon continua a confermarsi come azienda all’avanguardia nell’innovazione in diversi settori, come la logistica, la robotica e il marketing digitale. In particolare, negli ultimi dieci anni ha compiuto notevoli investimenti nella robotica (si pensi a Sparrow, il sistema robotico intelligente capace di ottimizzare il processo di evasione degli ordini, o i bracci robotici che smistano i pacchi in varie aree del magazzino).
Tuttavia, l’azienda americana è nota anche per gli investimenti nei dipendenti. L’impiego della robotica e della tecnologia nelle attività logistiche ha creato oltre 700 nuove categorie di posti di lavoro. Nel corso del 2021 l’azienda ha incominciato a lavorare sullo sviluppo di un sistema automatizzato di analisi dei curriculum. Notando per esempio la somiglianza tra curriculum di dipendenti attuali e dipendenti potenziali, questa intelligenza artificiale dovrebbe essere in grado di predire i candidati ideali per un ruolo e organizzare colloqui senza il coinvolgimento di un recruiter. Ci sono ancora dubbi sul funzionamento efficiente di tale sistema perché gli algoritmi possono riprodurre discriminazioni. Infatti, già nel 2015, Amazon aveva tentato un esperimento simile nella selezione del personale attraverso un’intelligenza artificiale, ma il risultato è stato fallimentare perché la tecnologia procedeva sulla base di bias che penalizzavano le candidate donne. Per il momento il modello nuovo non sembrerebbe presentare questo problema.
Preoccupante, però, risulta essere la notizia che arriva da New York Times: Amazon si sta preparando a licenziare circa 10.000 dipendenti. Questa cifra enorme corrisponde in realtà all’1% del totale dei suoi salariati, che a fine settembre erano intorno a 1,54 milioni in tutto il mondo (senza contare gli stagionali assunti nei periodi di maggiore attività, come le festività natalizie).
Il quotidiano americano riporta che le posizioni interessate dalle riduzioni saranno nel dipartimento Amazon Devices (dispositivi elettronici con assistente vocale Alexa o lettori Kindle), nella divisione vendita al dettaglio e nelle risorse umane. Non è ancora chiaro, invece, quali Paesi interesserà.
Mentre all’inizio del 2020 il colosso statunitense ha dovuto raddoppiare il suo personale globale per far fronte all’esplosione della domanda con la pandemia in corso. Nel terzo trimestre del 2022 i ricavi sembrano crescere in maniera più moderata. Inoltre, a causa dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse gli inserzionisti stanno riducendo le proprie spese. Tra ottobre e novembre 2022 abbiamo assistito a un’ondata di licenziamenti nel settore tecnologico da parte di molte grandi aziende (come Twitter e Meta), colpite anch’esse dalla crisi economica. Per il momento Amazon non ha confermato che il motivo del licenziamento dei suoi dipendenti nel settore delle risorse umane sia stato l’adozione di questo nuovo modello di IA, tanto meno se avverranno altri tagli per il medesimo presupposto.
Da alcune settimane la società ha annunciato un blocco delle assunzioni nei propri uffici. Se il piano di taglio di 10.000 posti di lavoro sarà confermato, si tratterà del più grande piano di riduzione nella storia dell’azienda. Questa notizia desta sicuramente caos perché molti addetti non sanno se avranno ancora il loro lavoro nel 2023. Ci si chiede, allora, se le macchine arriveranno a sostituire del tutto gli umani nella produzione dell’azienda fondata nel 1994 da Jeff Bezos.
La manager di Amazon Robotics, Tye Brady, si difende così: “Non si tratta di macchine che sostituiscono gli umani. Si tratta di macchine e umani che lavorano insieme”. I ricercatori dell’Università di Berkeley in uno studio del 2019 hanno avvertito che questi sistemi aumenteranno il carico e il ritmo di lavoro con struggenti metodi di monitoraggio dei dipendenti. Non è raro che il gigante dell’e-commerce viene accusato di “schiavitù moderna” per i ritmi di lavoro inadeguati e deleteri.