Ancora oggi molti si chiedono se quello degli influencer possa essere considerato un vero e proprio lavoro… la risposta è affermativa. Come le altre professioni, questa nuova figura professionale godrà di diritti e di doveri. Tra questi ultimi vige l’imposizione del pagamento delle tasse, ma stabilirne la gestione e le modalità non è affatto semplice, a causa delle specificità dell’attività stessa, delle entrate che si possono ricavare, e della difficoltà di stabilire la residenza fiscale del soggetto.
L’influencer che guadagna regolarmente oltre 5 mila euro è obbligato ad aprire una partita IVA, in quanto l’attività che svolge è abituale. Successivamente, in base al proprio fatturato annuo, dovrà adottare il regime fiscale più adatto: può aderire al regime forfettario se non supera gli 85 mila euro annui, con imposte al 5% o al 15%; o, se si supera quel fatturato, dovrà adottare il regime ordinario con scaglioni di reddito che vanno dal 23% al 43%.
Si definisce reddito da lavoro autonomo, nel caso in cui l’attività svolta con regolarità si fonda sulle proprie capacità personali e intellettuali. Questa opzione obbliga l’influencer a registrarsi presso la Gestione Separata INPS. Nel caso di attività occasionale, l’obbligo scatta solo se si superano i 5mila euro annui.
Con reddito di attività di impresa si fa riferimento a attività in cui l’influencer usufruisce di strumenti organizzativi per la gestione o uso strutturato di banner pubblicitari o di piattaforme e mezzi produttivi, imponendo l’iscrizione presso la Camera di Commercio e la Gestione IVS commercianti.
Altro caso è quando vengono realizzati contenuti a scopo pubblicitario con valore artistico o promozionale: in questa situazione l’attività può essere considerata pari a quella delle professioni dello spettacolo, con obbligo di iscrizione al Fondo Pensioni per i Lavoratori dello Spettacolo. Fanno eccezione le collaborazioni come testimonial o contenuti pubblicitari privi di creatività o presenza artistica.
Quali sono le conseguenze? Si può incorrere in sanzioni amministrative e denunce penali in caso di mancata dichiarazione dei redditi.
Fondamentale ricordare la direttiva europea DAC7, che obbliga le piattaforme digitali a segnalare i dati degli influencer che superano i 2000 euro annui o effettuano più di 30 transizioni.
C.Z.
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