Quando parliamo di transizione ecologica, intendiamo parlare della Green Economy, ovvero l’economia verde: un modello teorico di sviluppo economico basato su un miglioramento del benessere umano e dell’equità sociale, in grado di garantire al tempo stesso una significativa riduzione dei rischi ambientali e della scarsità ecologica.
Essa, inoltre, si basa anche sull’importanza della valutazione dell’impatto ambientale provocato dai processi produttivi di trasformazione e utilizzo delle materie prime.
Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione Europea trasformerà la propria economia in un’economia moderna attraverso il piano Green Deal che prevede l’uso di 1800 miliardi di euro di investimenti.
Da quanto emerge dal rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrimonio del Ministero della Transizione Ecologica, sono oltre 441mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi; valore che sale al 36,3% nella manifattura.
L’Italia è leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti, urbani e speciali del 79,4%, un risultato ben superiore alla media europea e quella degli altri grandi Paesi come Germania (69%) e Francia (66%).
La leadership italiana si mantiene anche in materia di riduzione di materie prime per unità di prodotto (-44,1%). Tuttavia, per alcuni settori, acciaio e alluminio, i rifiuti prodotti non sono sufficienti a sostenere la produzione, pertanto il nostro Paese deve ancora far affidamento sull’importazione di materia seconda dall’estero.
Ormai la sostenibilità è presente nelle strategie industriali di tutti i settori dell’economia italiana, con l’economia circolare che avanza all’interno delle aziende del made in Italy, dalla filiera del legno arredo, al settore tessile e moda, al comparto dell’automotive italiano.
Il 2020 ha mostrato nuovi record di potenza elettrica rinnovabile installata nel mondo, pari all’83% della crescita dell’intero settore elettrico nell’anno. In Italia, nel 2020, il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 116 TWh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030.
“Il Covid non ha fermato gli investimenti green, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica. Ma ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità”. E’ quanto ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto: “Per dare ulteriore impulso alla transizione ecologica occorre intervenire: sulla carenza di competenze attraverso percorsi di formazione adeguati; sulla diffusione di una cultura d’impresa più sostenibile; sull’accesso al credito bancario per facilitare il reperimento di risorse destinate investimenti ambientali; sulle norme e sulla fiscalità, semplificando le procedure amministrative oltre a incentivi e agevolazioni; sulla creazione di mercati per la sostenibilità (Green Public Procurement, ecc.); sull’affiancamento da parte delle istituzioni alle imprese, sia nelle problematiche di carattere tecnico e tecnologico, sia di assistenza all’accesso a risorse e servizi.”