Tina Eliassi-Rad è una scienziata statunitense e quest’estate ha vinto il Premio Lagrange, il più importante riconoscimento internazionale per la scienza dei sistemi complessi e dei dati. Specializzata nello studio degli scenari evolutivi dell’intelligenza artificiale (AI) presso la Northeastern University di Boston, Tina Eliassi-Rad viene considerata una voce critica sull’AI.
Infatti, pur elogiandone i pregi, non fa mistero dei suoi difetti. Anzi. Secondo Eliassi-Rad i pericoli ed i rischi associati all’uso della tecnologia AI non sono “potenziali”, ma “reali” e già presenti. Questi includono la mancanza di responsabilità, lo sfruttamento dei lavoratori, un’ulteriore concentrazione di potere, una sorveglianza incontrollata, un’automazione non regolamentata e cambiamenti climatici avversi.
Oggi i sistemi AI affondano le proprie radici nell’apprendimento automatico, un processo che rende il computer capace di imparare senza essere esplicitamente programmato. Purtroppo pregiudizi e discriminazione possono intervenire in qualsiasi fase: dalla definizione del compito alla costruzione del dataset, alla definizione del modello, ai processi di formazione, test e distribuzione, al feedback.
Le preoccupazioni etiche riguardanti lo sviluppo delle tecnologie AI dipendono soprattutto dal fatto che queste vengono impiegate anche per prendere decisioni che hanno un grande impatto sulla vita delle persone: è il caso di utilizzo dell’AI all’interno della polizia e della giustizia penale, nelle decisioni di assunzione e di prestito, nell’assistenza sanitaria e negli incarichi scolastici. Secondo Eliassi-Rad è importante esaminare criticamente quando, dove, perché e come vengono utilizzate le tecnologie AI. “Abbiamo bisogno di responsabilità quando vengono utilizzati i sistemi di AI. Senza l’intervento o la supervisione umana, non avremo responsabilità”, ha aggiunto.
Per quanto riguarda le minacce che l’impiego dell’AI comporta per le aziende, Eliassi-Rad ha dichiarato che “alcuni settori, come quello manifatturiero e dei trasporti, rischiano l’automazione o la sottoccupazione […] Il modo per mitigare queste minacce è l’istruzione. Abbiamo bisogno di una popolazione che sappia quando, dove, perché e come utilizzare le tecnologie AI”.
Per quando riguarda l’impiego della tecnologia AI per affrontare le disuguaglianze sociali esistenti la scienziata ha dichiarato che “se si vuole utilizzare l’IA per risolvere problemi sociali (ad esempio, i senzatetto), è necessario conoscere la società (ad esempio, la vita dei senzatetto e i complessi processi che li hanno portati ad esserlo). Non si può semplicemente rappresentare il problema come un problema di ottimizzazione vincolata”.
Istruzione e supervisione umana, sembra essere questa la formula proposta dalla scienziata Tina Eliassi-Rad per governare lo sviluppo e l’impiego dell’AI.
M.M.