Cosa ne pensa dell’utilizzo dell’AI nella produzione audiovisiva?
L’ingresso dell’intelligenza artificiale generativa nella produzione audiovisiva rappresenta indubbiamente un’incognita, sebbene non un fatto inatteso.
Dal 2022, con il rilascio della versione 3.0 di ChatGPT, AI è entrata in modo prepotente nei processi produttivi. Nel 2023, un’indagine condotta da Variety sull’opinione dei lavoratori dell’industria dell’intrattenimento negli Stati Uniti rispetto ai vantaggi derivanti dall’impiego dell’AI evidenziava una valutazione complessivamente positiva degli impatti su attività quali: effetti sonori, effetti grafici, doppiaggio, supporto nella realizzazione di videogame; ma in parallelo opinioni più critiche sulla possibilità di utilizzare queste risorse per attività creative come la scrittura di soggetti e sceneggiature.
Questa ambivalenza sta rallentato l’introduzione dell’AI, al punto che a tutt’oggi meno del 30% di chi opera nelle BigTech o nelle imprese di servizio ad alto tasso di innovazione digitale usa sul lavoro strumenti di AI generativa.
Nella ricerca che dirige “Valutazione impatto Legge Cinema” si può vedere come nel 2022 il numero di imprese e di lavoratori nell’ambito del cinema sia in aumento. Con l’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’AI in vari ambiti crede che questi numeri cambieranno in positivo o in negativo?
Fra le preoccupazioni che accompagnano la diffusione della AI certamente quella della perdita di posti di lavoro è fra le principali, insieme al timore che l’intelligenza artificiale possa determinare violazioni della privacy e deep fake.
L’incertezza sugli effetti dell’introduzione dell’IA generativa è diffuso anche fra i lavoratori e le lavoratrici più giovani.
Le professioni che si considerano più a rischio sono quelle del giornalista e dello scrittore. Da rilevare anche che le lavoratrici del mondo della cultura e dei media sono complessivamente più disincantate dei colleghi maschi rispetto alle potenzialità dell’AI e preoccupate dalle conseguenze negative di un ingresso massivo nei luoghi di lavoro di software e strumenti di AI. Sono inoltre meno inclini a riconoscere il valore artistico ai contenuti creati dai software generativi. Anche tenendo nella massima considerazione i risultati di queste prime indagini, formulare ora previsioni rispetto agli impatti è difficile se non impossibile.
Certamente serve un quadro regolatorio che guidi il processo in una direzione che sia rispettosa della persona e dei suoi diritti, compreso quello al lavoro, e servono strumenti che consentano di riskillare i lavoratori e le lavoratrici, fornendo loro le competenze necessarie ad un uso positivo dell’AI.
Si può affermare che l’AI ci porterà un nuovo tipo di cinema da un punto di vista sia visivo che di scrittura dei film? o è ancora troppo presto per dirlo poichè si sa ancora troppo poco?
Molto dipende dal bilanciamento che si troverà fra iniziativa individuale e uso dell’intelligenza artificiale e dei suoi molti strumenti. Il cinema sta già facendo ampio uso dell’intelligenza artificiale, in particolare nella postproduzione. Come ricordavo sopra, gli effetti speciali, visivi e sonori, sono gli ambiti che più si prestano a un’ibridazione spinta fra lavoro umano e lavoro della macchina, con esiti certamente impattanti. Dove viceversa il cinema sta già fissando dei limiti, anche stringenti, è l’ambito della scrittura per lo schermo, che per il momento resta in campo a sceneggiatori e autori.
Lei è stata di recente nominata presidente della Lombardia Film commission. In che modo entità come questa possono favorire il rilancio del cinema su base territoriale?
Le Film Commission nascono proprio per promuovere il cinema e l’audiovisivo nei territori, affiancando l’iniziativa centrale, oggi regolata dalla Legge 220/2016, fornendo supporti di natura tecnico-logistica e finanziaria alle attività produttive e di promozione del cinema e dell’audiovisivo e sostenendo le iniziative tese a rafforzare le competenze dei professionisti e delle professioniste del comparto che operano in regione. La Lombardia è un territorio straordinariamente ricco dal punto di vista imprenditoriale: delle 9.000 imprese afferenti al settore dell’industria cinematografica e audiovisiva (considerando qui le imprese con codice ateco 59.11, 12,13 e 14), il 20% ha sede in Regione.
In questo quadro, fra le molte sfide, la Fondazione ha anche di fronte quella di sostenere il comparto in un passaggio che, come si è scritto, è tutt’altro che semplice e dal quale possono derivare grandi vantaggi e una forte spinta alla crescita e all’innovazione, ma anche rischi, se il cambiamento non viene opportunamente guidato.
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