Negli ultimi anni lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale ha registrato una crescita vertiginosa, sollevando interrogativi sempre più urgenti circa il futuro della tecnologia e il suo impatto sulla società. Ora, a lanciare un forte segnale d’allarme è un gruppo autorevole composto da oltre duecento tra scienziati, politici, accademici e premi Nobel, uniti da un comune obiettivo: arrivare entro fine 2026 a stabilire un patto internazionale per definire i confini entro i quali l’AI è legittimata ad agire.
L’AI infatti, pur offrendo enormi potenzialità per migliorare il benessere umano, sta seguendo una traiettoria di sviluppo che comporta rischi senza precedenti e, secondo i firmatari, esiste il pericolo concreto che queste tecnologie superino le capacità umane in diversi ambiti.
Gli esperti sottolineano che alcuni sistemi di Intelligenza Artificiale avanzata hanno già dimostrato comportamenti ingannevoli o dannosi, e alcuni dei più recenti tragici episodi fungono da spie premonitorie di rischi ben più gravi che potrebbero manifestarsi in futuro.
Yuval Noah Harari, tra i più attivi sostenitori di una regolamentazione etica e politica dell’AI, esprime con fermezza una preoccupazione di fondo: per millenni l’umanità ha imparato a convivere con le tecnologie, spesso commettendo gravi errori ma, secondo lui, con l’Intelligenza Artificiale potremmo non avere una seconda possibilità. A differenza di tutte le tecnologie precedenti, l’AI è infatti in grado di prendere decisioni autonomamente, generare nuove idee e sottrarsi potenzialmente al controllo umano.
Proprio per evitare questo scenario, l’appello si conclude con una richiesta precisa rivolta ai governi di tutto il mondo: concordare entro il 2026 un trattato internazionale che stabilisca dei limiti vincolanti per lo sviluppo dell’AI artificiale, accompagnato da sistemi efficaci di monitoraggio e di applicazione.
S.B.
