La questione sembra essere all’ordine del giorno e riguarda ambiti scientifici, pedagogici, psicologici e sociologici. Infatti, conseguentemente allo sviluppo delle tecnologie e alla loro presenza capillare, è stato necessario considerare in modo critico i vantaggi e i rischi che si presentano.
Senza dubbio, gli smartphone offrono eccezionali opportunità didattiche, permettendo un accesso immediato ai contenuti formativi e la consultazione delle fonti in tempo reale. Allo stesso tempo questi strumenti hanno conseguenze negative sui processi di apprendimento degli studenti, come sul livello di attenzione.
Oggi da quale lato sembra pendere l’ago della bilancia? La dichiarazione del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sul divieto di utilizzo degli smartphone nelle scuole superiori, sembra parlare chiaro. L’urgenza riguarda la regolamentazione dei dispositivi nei contesti di apprendimento e questa deve basarsi su ricerche scientifiche accreditate.
Più nello specifico, occorre valutare i pro e i contro che accendono il dibattito. Infatti, i vantaggi da tenere in considerazione sono diversi: questi strumenti garantiscono un apprendimento attivo fatto di motivazione e creatività e una maggiore personalizzazione, inclusione e accessibilità dell’esperienza formativa. Inoltre, permettono di sviluppare ampie capacità di problem-solving: questo è fondamentale non solo per la gestione di situazioni complesse, ma anche per il cosiddetto lifelong learning. Ancor di più gli smartphone permettono di costruire relazioni sociali particolarmente dinamiche e proattive: si tratta di un vero e proprio supporto tra studenti a livello emotivo.
Ma a quale prezzo? Sicuramente, il più grande prezzo da pagare è il debito cognitivo: in una fase cruciale di crescita per i giovani, le loro facoltà cognitive corrono il rischio di essere messe “in pausa”. Una conseguenza diretta è l’ “attentional fragmentation”, nonché una frammentazione della capacità di mantenere l’attenzione. Ma ciò che fa più paura è il potenziale sviluppo di fenomeni di dipendenza digitale: una problematica che non può e non deve rimanere inascoltata.
In questa direzione si inserisce bene il concetto di digital self-regulation: la scuola dovrà insegnare a coltivare questa competenza, oltre a educare all’uso responsabile delle tecnologie.
L.V.
Diritto dell’informazione
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