STOP AGLI ABUSI DEL TELEMARKETING

“L’utilizzo dello strumento della confisca è il segno di un innalzamento della strategia di contrasto da parte dell’Authority”, ha sottolineato il Garante della privacy. Gli indiziati sono 4 società che contattavano migliaia di soggetti senza che questi avessero mai rilasciato il consenso per il trattamento dei propri dati, proponendo offerte commerciali di vario tipo, per accrescere le proprie provvigioni. Successivamente i contratti venivano inseriti nei loro database senza però alcun formale incarico.

“Queste attività sono una delle varie forme del cosiddetto “sottobosco”, causa dell’odierna espansione del telemarketing illegale. Un fenomeno che si alimenta con affidamenti e attività al di fuori delle norme e che sfrutta i pochi controlli eseguiti dalle aziende committenti”, riferiscono di nuovo dal Garante. È stato approvato all’inizio di marzo un codice di condotta, che prevede una stretta nei confronti dei call center abusivi. Nei contratti stipulati deve essere prevista una penale. Questo codice serve per bloccare i continui abusi dei call center che svolgono attività illecite come il cosiddetto “spoofing”, ovvero una tecnica che i call center usano per aggirare i blocchi e per comparire sullo schermo del telefono dei clienti con numeri di cellulare inesistenti.

S.B.