STRETTA DEL GOVERNO SUI MINORI SUI SOCIAL, CONTROLLO DELL’ETA’ E DEI REDDITI DEI BABY INFLUENCER

Young woman watching a live stream

Negli ultimi cinque anni i minori autori di reati online sono aumentati del 250% e la pedofilia del 130%. È questo il quadro allarmante tracciato nella relazione finale dal Gruppo di lavoro sui social e minori presieduto dalla sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina. Inoltre, la pandemia ha dilatato il tempo passato in rete e ha aggravato la situazione.

Alle consultazioni hanno partecipato le tre Authority (garante per la Protezione dei dati personali, per la Comunicazione e per i Minori) oltre ad accademici, associazioni e alle maggiori piattaforme. Infatti, a gennaio scorso, sono stati convocati al ministero Google (anche per Youtube), Facebook (anche per Instagram) e TikTok.

Il Governo ha già pensato a una lista di misure per correre ai ripari: si andrà verso una verifica dell’età da parte di terzi: stop ai baby utenti di otto, nove e dieci anni. Già oggi la legge, recependo una direttiva europea, limita l’accesso ai servizi digitali a chi abbia superato i 14 anni (13 in caso di consenso dei genitori); ma non è difficile eludere gli obblighi.

Inoltre, sul modello della normativa francese, aumenteranno i controlli su patrimonio e profitti dei baby influencer, oggetto del desiderio delle aziende per la capacità di orientare le scelte di acquisto dei coetanei. Nella stretta rientrano anche i genitori: l’intenzione del governo è estendere la norma sul cyberbullismo alla pubblicazione di foto dei minori da parte di padri e madri.

Infine, i contratti digitali firmati dagli under 16 non saranno validi, le piattaforme saranno chiamate a ospitare campagne di comunicazione periodiche mentre il ministero della Giustizia farà da base per un tavolo permanente di coordinamento tra le tre Autorità.

Ma c’è un nuovo filone da monitorare: quello dell’utilizzo di denaro da parte dei minori all’interno dei giochi online. Il giro d’affari è imponente: il 43% dei teenager ha compiuto o compie acquisti in autonomia, magari usando le carte di credito dei genitori. Il fenomeno, già denunciato da tempo dalle associazioni, non è però ancora finito sotto la lente del regolatore.

Per la sottosegretaria Anna Macina “l’accesso alla rete è un diritto che dobbiamo garantire ai minori, fa parte della costruzione della loro identità, anche digitale. Accade però che bambini anche molto piccoli entrino in contatto con ambienti digitali potenzialmente a rischio e dei quali non riescono a percepire il pericolo. Parliamo di bambini che hanno ancora bisogno dei genitori per attraversare la strada, vanno accompagnati e presi per mano anche mentre esplorano la rete. La normativa, non solo nel nostro Paese, è indietro perché la tecnologia corre molto veloce, dobbiamo riuscire a stare al passo”.