L’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando l’accesso e la fruizione della terapia cognitivo-comportamentale (CBT), considerata il trattamento di riferimento per disturbi come ansia e depressione. La CBT tradizionale, seppur efficace, è ostacolata da limiti strutturali come la carenza di terapeuti, i costi elevati e le lunghe attese, e le prime soluzioni digitali, come i programmi di CBT, seppure con scarsa interattività e alti tassi di abbandono, hanno dimostrato di aver già migliorato la disponibilità delle cure.
Con l’arrivo dei modelli linguistici avanzati, l’AI ha acquisito la capacità di simulare un dialogo terapeutico personalizzato, offrendo spiegazioni, esercizi e strategie in tempo reale. Chatbot come Woebot, Wysa, Youper e Limbic Care hanno dimostrato un notevole potenziale nel coinvolgere i pazienti e studi recenti mostrano un aumento significativo dell’uso dei modelli e dei risultati positivi, con riduzioni importanti dei sintomi di ansia e depressione.
Tuttavia, l’AI non è in grado di sostituire il terapeuta umano nella costruzione dell’alleanza terapeutica, elemento centrale di ogni percorso psicologico. Sebbene sappia applicare correttamente le tecniche CBT, fatica infatti a cogliere emozioni, ad adattarsi al momento e a fornire risposte empatiche e personalizzate. Per questo motivo il futuro si orienta verso modelli ibridi, che combinino tecnologie e relazione umana: l’AI potrà gestire compiti standardizzati e ripetitivi, mentre lo specialista si concentrerà su situazioni complesse e sulla costruzione del rapporto col paziente.
Affinché questi modelli siano efficaci e sicuri, servono ovviamente delle validazioni scientifiche rigorose e delle norme chiare per la protezione dei dati, ma se si riuscirà nell’intento sarà possibile potenziare le risorse del terapeuta, mantenendo al centro la relazione umana.
S.B.
Diritto dell’informazione
“Diritto dell’informazione: la bussola per orientarsi tra notizie e giurisprudenza.”
Continua a seguirci!
