UNA NUOVA LEGGE PER UNA PARTITA ANCORA DA GIOCARE

Si tratta di una legge delega, che non introduce direttamente norme operative, ma fissa principi generali, criteri etici e obiettivi strategici, rimandando al Governo il compito di tradurli, entro un anno, in decreti legislativi concreti.

Il cuore del testo si rivolge all’antropocentrismo, principio fondamentale che dimostra la volontà di bilanciare innovazione e tutela dei diritti, ponendo l’essere umano come misura di ogni sviluppo tecnologico. Questa impostazione riflette chiaramente le linee guida europee sull’“AI affidabile”, ma la loro trasposizione in una legge nazionale attribuisce loro una forza giuridica effettiva. Il legislatore richiama così la necessità di prevenire discriminazioni, decisioni opache e violazioni dei diritti fondamentali, riaffermando un impianto di tipo costituzionale e democratico.

Parallelamente, la legge riconosce anche la dimensione industriale dell’Intelligenza Artificiale, considerata un catalizzatore per la crescita dell’economia e della competitività. Prevede quindi misure per sostenere la ricerca, promuovere startup e PMI e rafforzare le competenze digitali. Tuttavia, l’ambizione di coniugare sviluppo economico e garanzie democratiche impone scelte complesse, che dovranno essere affrontate nei decreti attuativi.

La scelta di procedere con una legge delega riflette anche la necessità di avere flessibilità normativa in un contesto tecnologico in continua evoluzione: piuttosto che cristallizzare regole che rischierebbero di diventare rapidamente obsolete, il Parlamento ha preferito definire una cornice aperta e adattabile, che sia in grado di consentire maggiore prontezza di intervento.

Un altro nodo fondamentale riguarda il rapporto tra la normativa nazionale e il quadro europeo delineato dall’AI Act, approvato nel 2024 e direttamente applicabile negli Stati membri. La legge italiana non può entrare in contrasto con questo regolamento, ma è chiamata a integrarlo, soprattutto là dove il diritto europeo lascia margini di intervento. Sarà quindi essenziale definire con chiarezza le autorità competenti, promuovere la formazione, sostenere la ricerca e strutturare una governance efficace.

Sul piano tecnico, infine, restano aperte tre grandi questioni che la legge affronta solo a livello di indirizzo. La prima riguarda i processi europei di standardizzazione, ai quali l’Italia dovrà partecipare per evitare di subire regole decise altrove. La seconda questione è quella dei dati, risorsa fondamentale per lo sviluppo dell’AI. Sarà infatti necessario bilanciare accessibilità, tutela della privacy e protezione dei segreti industriali, creando un ecosistema nazionale di condivisione dei dati pubblici. Infine, rimane la concorrenza: la legge prevede sostegni a favore di PMI e startup, ma per essere efficaci questi strumenti dovranno inserirsi in un disegno più ampio di politica industriale e antitrust, capace di contrastare le tendenze alla concentrazione del mercato.

 

S.B.


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