VIDEO FIGLIA EVA KAILI, PER IL GARANTE È UNA GRAVE VIOLAZIONE DELLA PRIVACY

Anche nel comunicato stampa del Garante della Privacy si parla dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili. Questa volta però si parla della circolazione del video dell’arrivo della figlia di quasi due anni presso il carcere di Haren per fare visita alla madre.

Il Garante è intervenuto e ha ribadito che il video, privo di un qualsiasi interesse pubblico rispetto alla vicenda dell’eurodeputata, non solo viola la riservatezza e l’anonimato della bambina, ma risulta lesivo della sua personalità e del suo sviluppo psico-fisico, comportando la permanenza in rete di immagini per un tempo potenzialmente infinito e privando, di conseguenza, la bambina del diritto a non doversi ritrovare, in un prossimo futuro, a rivivere certi tristi momenti.

La regola generale da applicare per la pubblicazione di notizie o immagini riguardanti minori infatti è la prevalenza del diritto alla riservatezza rispetto a quello di critica e cronaca, prevedendo come eccezione il ricorrere di motivi di rilevante interesse pubblico.

Il Testo Unico dei doveri del giornalista, inoltre, prescrive l’essenzialità dell’informazione e nel caso di minori, c’è il richiamo della Carta di Treviso per cui esistono doveri ulteriori e specifici per la loro tutela come la garanzia di assoluto anonimato anche quando sono coinvolti come autori, vittime o testimoni in fatti di cronaca. Figurarsi dunque ipotesi in cui non c’è rilevanza alcuna ai fini della notizia.

Per questo il Garante per la protezione dei dati personali invita gli organi di stampa, i siti di informazione e i social media ad astenersi dal diffondere il video e richiama l’attenzione al rispetto delle regole deontologiche nell’esercizio dell’attività giornalistica e della Carta di Treviso, che impongono una tutela rafforzata per i più piccoli e di non pubblicare dettagli che, anche indirettamente, consentano di identificare un minore.

Inoltre, l’Autorità Garante si riserva interventi di sua competenza nei confronti delle testate che hanno violato le regole deontologiche.