Com’è possibile introdurre l’AI con successo? Vi sono un insieme di prerequisiti essenziali che la Pubblica Amministrazione deve realizzare e tenere in considerazione.
Innanzitutto, affrontando la questione con un taglio più tecnico, bisogna considerare il passaggio dal software 1.0 al software 2.0. Nel primo caso, si tratta di sistemi rigidi e deterministici. Invece nel secondo caso si tratta del software che introduce l’AI, dove gli algoritmi di machine learning agiscono attivamente per giungere all’output. Si verifica un vero e proprio cambio di paradigma, consentito dall’automazione artificiale. Questa è definibile come una metamorfosi profonda dei modelli organizzativi e operativi.
Inoltre, occorre partire dalle condizioni tecniche necessarie per introdurre l’AI nel campo. È necessario servirsi di dati affidabili, accessibili e governati. In caso contrario si verificherà una distorsione dell’output. Inoltre, i processi e le procedure devono essere chiari, mappati e digitalizzabili. Se questo non si verifica, si realizza un’automazione parziale o addirittura errata. Infine, i sistemi devono essere interoperabili.
Infatti, alla base del processo di automazione vi è ciò che sorregge la struttura nel suo insieme. Vi sono gli aspetti organizzativi, dove senza una struttura chiara risulta complicato servirsi di AI. Si aggiunge il concetto di gestione del cambiamento, nello specifico le persone con esperienza in ambito di AI permettono di trasformare attivamente una PA. Infine, vi sono le competenze per usare l’AI: è necessario saper usufruire di Intelligenza Artificiale in senso critico e in modo responsabile.
Dunque, quale deve essere il punto di inizio? Bisogna partire dalle fondamenta. Prima di “fare” Intelligenza Artificiale, è necessario sviluppare specifiche condizioni che ne garantiscano l’utilizzo e l’utilità. Ma ancor prima serve realizzare una metamorfosi del sistema pubblico, dei dati e delle persone.
L.V.