L’episodio ha origine dalla richiesta di Fred Riehl, altro giornalista, di ottenere un riassunto delle accuse formulate da alcune organizzazioni no-profit della Georgia nei confronti di Robert Ferguson e Joshua Studor, accusati di appropriazione indebita e frode. L’intelligenza artificiale ha fornito un riassunto completamente errato, il quale indicava il giornalista Mark Walters come imputato al posto dei due soggetti originariamente accusati. Walters ha così deciso di citare in giudizio OpenAi per diffamazione, sostenendo che le informazioni fornite da ChatGPT gli hanno arrecato un pregiudizio.
Gli esperti hanno definito questo tipo di errore “allucinazioni”, dovuto all’interazione tra l’addestramento dell’intelligenza artificiale ad opera degli umani e la sua incapacità di distinguere il vero dal falso. Tuttavia, OpenAi ha inserito dei disclaimer sul sito di ChatGPT che ammettono la possibilità di errori.
La sentenza, attesa dalla Corte superiore della Contea di Gwinnett in Georgia, potrebbe avere ripercussioni sul futuro dell’intelligenza artificiale. Uno dei principali quesiti riguarda la responsabilità della pubblicazione di informazioni errate. Walters ha citato OpenAi nella denuncia, ma spetta al giudice stabilire chi deve essere considerato responsabile. Inoltre, si dovrà valutare se il disclaimer presente sul sito di ChatGPT possa giustificare le allucinazioni dell’intelligenza artificiale e far escludere OpenAi.
La vicenda potrebbe anche avere implicazioni sul Communications Decency Act del 1996 negli Stati Uniti, il quale fornisce limitazioni ai servizi online per i contenuti pubblicati dagli utenti. Si dovrà quindi decidere se ChatGPT debba essere considerata più simile a un motore di ricerca, protetto dalla sezione 230, o come un chatbot capace di creare contenuti originali.
In ogni caso, la sentenza potrebbe rallentare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, soprattutto sul lato pratico, evidenziando il gap esistente tra macchine e umani. Tuttavia, diversi esperti del settore prevedono che questo tipo di denuncia non sarà l’unica contro l’intelligenza artificiale.
La causa intentata da Walters contro OpenAi e ChatGPT rappresenta quindi un importante banco di prova per il futuro dell’intelligenza artificiale e della sua gestione legale.
(F.S)