COMUNE SICILIANO MULTATO PER VIOLAZIONE DEL GDPR

Tutto è iniziato quando, per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti, una città della Sicilia ha affidato a due aziende l’incarico di comprare, installare e mantenere un sistema di telecamere fisse, che permettesse di sorprendere chiunque volesse fare il furbo. Inoltre, le stesse imprese erano anche responsabili di raccogliere e analizzare i filmati che individuavano eventuali irregolarità.

Accade però che un cittadino di questo Comune, dopo aver ricevuto una multa che segnalava un errore nel deposito dei rifiuti, ha deciso di rivolgersi all’autorità, e il Garante della Privacy ha così approfondito la vicenda, rivelando una situazione critica che permette di ragionare sul tema del rapporto tra PA e privacy.

Prima di tutto, la segnalazione dell’irregolarità è stata effettuata a distanza di un mese dalla registrazione dei filmati. Inoltre, i cittadini non erano stati adeguatamente informati né rispetto alla presenza del sistema di videosorveglianza né rispetto al trattamento dei dati. Il compito di segnalare e informare su tali aspetti era affidato ad un semplice cartello che non solo era poco visibile, in quanto posizionato direttamente sul cassonetto, ma era anche sprovvisto delle informazioni necessarie. Il Garante riporta che il Comune “non aveva individuato i tempi di conservazione dei dati e non aveva nominato, prima dell’inizio del trattamento, le due aziende sopracitate quali responsabili del trattamento dati, come previsto dalla normativa privacy. Anche le società dunque operavano in modo illecito, ragion per cui entrambe sono state sanzionate anch’esse”.

Riguardo alle sanzioni, il Comune ha subito una multa di 45mila euro per le ragioni sopra riportate. Per quanto concerne le due aziende, una è stata multata di 10mila euro per “non essere mai stata nominata responsabile del trattamento”, l’altra è stata sanzionata per 5mila euro “per essere stata nominata responsabile in ritardo”.

Nonostante il sistema di sorveglianza potesse raccogliere, potenzialmente, i dati di 50mila persone, il Garante ha giudicato non doloso il comportamento del Comune e delle aziende, complice anche la mancanza di precedenti.

 

S.F.