COSA PENSANO GLI ITALIANI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

L’AI è già ben presente nelle nostre vite e, grazie all’esplosione del fenomeno ChatGPT per gli output testuali o Lensa AI per la creazione di immagini, si può considerare il tema del momento. In Italia il mercato è in crescita. Per questo dall’inizio dell’anno ci si è occupati di realizzare sondaggi per comprendere quali per gli italiani siano i vantaggi e quali gli svantaggi e quanto siano conosciute le regole sull’utilizzo.

In base alla ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano il 93% degli italiani ha già sentito parlare di “Intelligenza Artificiale”, il 55% afferma che l’AI è molto presente nella quotidianità il 37% nella vita lavorativa. A dimostrazione dell’ampia diffusione di questa tecnologia, il 61% delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di AI, e tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Tra le PMI, invece, il 15% ha almeno un progetto di IA avviato (nel 2021 era il 6%), quasi sempre uno solo, ma una su tre ha in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni.

Secondo Google Trends la popolarità nel corso del tempo di ricerche online relative all’intelligenza artificiale da novembre 2022 è schizzata alle stelle. Dall’analisi di DataMediaHub per ANSA gli italiani appaiono quasi divisi: il 51% degli italiani è favorevole alle nuove tecnologie mentre il 44% è parzialmente contrario e il 5% totalmente contrario. Tra coloro che sono parzialmente contrari si arriva al 54% per chi ha un’età compresa tra 45 e 54 anni, e si sale al 55% per chi è in difficoltà economiche.

DataMediaHub ha analizzato anche l’ambito specifico delle conversazioni online (social + news online + blog e forum) con riferimento al periodo dall’11 febbraio al 12 marzo 2023. Nell’arco temporale preso in esame le citazioni online relative ad “intelligenza artificiale” – con like + reaction + commenti e condivisioni- hanno coinvolto 280mila soggetti corrispondenti a 2,1 miliardi di impression, ossia visualizzazioni effettive di contenuti relativi al tema in questione.

Il sentiment è in netta maggioranza mentre la quota, marginale, di negatività si concentra sulla possibilità che soggetti malintenzionati usino sistemi che vadano a causare ulteriori perdite di lavoro e ad altri rischi potenziali per privacy e sicurezza.

Un focus sui post pubblicati relativi contenuti con hashtag all’AI è stato fatto da S. Pelosi e P. Vitale, in collaborazione con la martech company CreationDose, nell’ambito di una indagine che ha coinvolto Facebook, Instagram e TikTok tra il gennaio 2022 e lo stesso mese del 2023. Facebook è il social vetrina di una molteplicità di generazioni mentre Instagram e TikTok sono analizzati congiuntamente come social della GenZ.

Un primo focus è stato l’emotion detection sull’intelligenza artificiale. Dall’analisi dei post di Facebook emerge un sentiment positivo legato alla fiducia; marginali disgusto e rabbia, la più significativa tra le emozioni negative è invece la paura. In merito a Instagram e TikTok le emozioni suscitate dall’IA sono in maggioranza positive, con una grande rilevanza della fiducia.

Un quadro simile emerge dalla sentiment analysis, ovvero dall’atteggiamento con cui si discute dei temi legati all’intelligenza artificiale. Su Facebook il tema più dibattuto riguarda la possibilità che l’intelligenza artificiale possa assorbire posti di lavoro e creare disoccupazione con emozioni neutre e positive mentre l’unico elemento di negatività è la preoccupazione che l’AI possa avere effetti pericolosi sulla società. Sugli altri due social, invece, il tema più dibattuto riguarda l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla ricerca scientifica, sulla formazione e sulla didattica nelle scuole e nelle università con esposizione dei relativi vantaggi ma anche preoccupazioni sui rischi che un approccio poco umano potrebbe generare.

In ogni caso, la gran parte degli utenti deve ancora sperimentarne le reali potenzialità. In particolare, i chatbot, già utilizzati dall’81%, sono ormai diffusi quasi come gli assistenti vocali (83%).

(C.D.G.)