Gli ormai incalcolabili danni del Covid all’economia

Le misure restrittive imposte dal nuovo decreto, che sarà in vigore fino al 6 Aprile, infliggono un ulteriore colpo all’Italia, che sembra non riuscire ad uscire dal tunnel.

Secondo un’analisi di Confesercenti, infatti, il nuovo decreto costerà all’economia italiana circa 80 milioni di euro al giorno, andando a colpire prevalentemente attività commerciali e turistiche: se da un lato, infatti, le vacanze di Pasqua anche quest’anno saltano e i frequentissimi conseguenti spostamenti vengono impediti, dall’altro commercianti in tutta Italia invocano aiuti e risorse per sopravvivere, sostegni che sembrano non arrivare mai.
La domanda è una sola: perché le cose sono cambiate in senso ancora più punitivo rispetto alle precedenti zone rosse?

A farne le spese, questa volta, sono anche attività terze come parrucchieri, centri estetici e abbigliamento: il mancato superamento della crisi sanitaria impone infatti un costo sempre più elevato al settore del commercio.

“Le dimensioni della crisi sono tali che i livelli di consumo pre-pandemia potranno ormai essere ripristinati solo nel 2024 – spiega Confesercenti- In questo quadro, come abbiamo avuto già modo di sottolineare, la proroga ed il contestuale rafforzamento delle restrizioni fino a Pasqua costituiscono un nuovo, grave trauma per le imprese. Ed è particolarmente forte per quelle del terziario e del turismo, che si vedono private dell’avvio della stagione della moda e dell’unico ponte della stagione primaverile”.

Secondo l’associazione, quindi, non c’è più tempo per i rinvii: servono sostegni, ristori, aiuti concreti da dare anche a coloro che, nel momento delle riaperture, faranno fatica perché mancanti dei mezzi necessari per sostenersi.

I sostegni però devono essere rivolti a tutti, perché è inaccettabile pensare di “selezionare” le attività da salvare: oggi le imprese, i privati, imprenditori, commercianti e tanti altri sono tutti sulla stessa barca, accomunati da difficoltà che non derivano da una loro responsabilità ma dall’impossibilità di operare a causa di una scelta politica e amministrativa.