GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

“L’appello a parlare con il cuore interpella radicalmente il nostro tempo, così propenso all’indifferenza e all’indignazione”, scrive Papa Francesco nel Messaggio per la 57° Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno ha per tema: “Parlare con il cuore. Secondo verità nella carità”.

Il Papa sottolinea l’importanza della verità per la vita della società e la rilevanza del ruolo dei media nel diffondere questa verità. Ci ricorda che la verità è un bene comune che deve essere protetto, perché è la base di tutti i rapporti autentici.

“Non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma di farlo senza carità, senza cuore. L’appello a parlare con il cuore interpella radicalmente il nostro tempo, così propenso all’indifferenza e all’indignazione” – ha detto Papa Francesco nel suo messaggio per quest’occasione.

Il Papa si rivolge in modo particolare agli operatori della comunicazione ma osserva che l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” è responsabilità di ciascuno.

In un mondo in cui gli scambi possono essere spesso freddi e impersonali, è più che mai importante parlare con il cuore, perché “dal cuore scaturiscono le parole giuste” per costruire un mondo sempre migliore, dove verità e carità si incontrano e possono illuminare insieme il cammino dell’avventura umana.

Parlare con il cuore aiuta anche a contrastare la disinformazione, che falsifica e strumentalizza la verità. Le false informazioni, infatti, possono danneggiare gravemente la società e la dignità umana. Parlando con il cuore, possiamo contrastare questa disinformazione e preservare la verità.

Il messaggio di Papa Francesco si conclude sottolineando che lo sforzo di “trovare le parole giuste” per costruire “una civiltà migliore” è richiesto a tutti, ma in particolare è una responsabilità affidata agli operatori della comunicazione. Il Pontefice auspica che con la loro professionalità improntata alla “verità nella carità” essi possano aiutarci a riscoprirci fratelli e sorelle e a “sentirci custodi gli uni degli altri”.