Il Tribunale dell’Unione europea ha rigettato il ricorso di Google contro la decisione della Commissione Ue di infliggere una multa da 2,42 miliardi di euro alla società per avere abusato della sua posizione dominante dando un vantaggio illegale al suo servizio di comparazione degli acquisti, Google Shopping.
I giudici hanno rigettato nel suo complesso il ricorso del gigante dei motori di ricerca e della sua società madre, Alphabet, riconoscendo “il carattere anticoncorrenziale della pratica controversa” messa in atto con il suo servizio Shopping. “Google si è allontanata dalla concorrenza nel merito” attraverso un posizionamento più favorevole del suo servizio di comparazione degli acquisti, declassando invece i servizi concorrenti, relegati nella colonna dei risultati generici.
L’indagine era stata avviata nel 2010 dopo le denunce presentate dalle rivali TripAdvisor e Twenga. I giudici hanno pertanto appurato gli effetti dannosi sulla concorrenza messi in pratica da Google, in 11 Stati membri, compresi l’Italia, il Regno Unito e la Norvegia.
I giudici di Lussemburgo scrivono: “Google non riesce ancora a dimostrare alcun aumento di efficienza legato a questa pratica che compenserebbe i suoi effetti negativi sulla concorrenza. Anche se gli algoritmi per la classificazione dei risultati generici o i criteri per il posizionamento e la visualizzazione dei risultati dei prodotti specializzati di Google possono, in quanto tali, rappresentare miglioramenti del servizio favorevoli alla concorrenza, ciò non giustifica la pratica in questione, vale a dire la disparità di trattamento dei risultati del servizio di acquisti comparativi di Google e dei risultati dei servizi di acquisti comparativi concorrenti”.
Il gigante di Mountain View ha ora la possibilità di impugnare la sentenza dinnanzi al tribunale superiore, la Corte di giustizia Ue. Google ha inoltre detto: “Gli annunci su Shopping aiutano le persone a trovare i prodotti cercati in modo semplice e veloce, e aiutano i commercianti a raggiungere potenziali clienti. Il giudizio di oggi, che esamineremo nel dettaglio, si riferisce a una serie di fatti molto specifici e già nel 2017 abbiamo apportato modifiche per ottemperare alla decisione della Commissione Europea. Il nostro approccio ha funzionato con successo per più di tre anni, generando miliardi di clic per più di 700 servizi di shopping comparativo”.