IL CHATBOT BARD DISPONIBILE MA NON IN EUROPA

Google ha annunciato di aver ufficialmente rimosso la lista d’attesa e di aver reso disponibile in 180 paesi il suo Bard, il chatbot basato su intelligenza artificiale generativa che utilizza la tecnologia del linguaggio naturale per fornire risposte accurate alle domande degli utenti.

L’Europa e il Canada sono rimaste escluse. La compagnia del gruppo Alphabet non ha spiegato il perché, ma è facile immaginare che dietro a questa assenza si trovino le disposizioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e le recenti indagini aperte dai Garanti della privacy di Italia e Canada su ChatGPT. Google probabilmente non si vuole trovare nella stessa situazione di OpenAi, ossia di dover correre ai ripari ex post, ma vuole arrivare preparata al confronto con le regole comunitarie in materia di protezione dei dati.

Si vogliono quindi evitare gli effetti negativi del Gdpr e del nuovo Ai Act di prossima approvazione in Unione europea. Solo dopo aver introdotto il nuovo Regolamento Europeo verrà, presumibilmente, lanciato Bard. Ipotesi confermata dallo stesso chatbot a intelligenza artificiale, che, interrogato sul tema, ha ammesso che la sua assenza dipende proprio dal regolamento europeo.

Per adempiere a queste regole Google starebbe lavorando per offrire agli utenti la possibilità di avere un maggior controllo sui loro dati visualizzando quali sono stati raccolti e, eventualmente, eliminandoli. Google, inoltre, memorizzerà tutti i dati sui suoi server in modo criptato, proteggendoli dall’accesso da parte di persone non autorizzate, e utilizzerà delle tecniche di anonimizzazione per proteggere la privacy degli utenti. In particolare, ha affermato Bard, Google non memorizzerà gli indirizzi IP o altre informazioni identificative degli utenti.

Risposta simile anche per quanto riguarda la domanda fatta a Bard sulla disponibilità in Italia. Il chatbot, in questo caso, ha affermato che Google vuole prima assicurarsi che tutto sia conforme alle leggi e ai regolamenti applicabili in Italia, che tutto funzioni correttamente e che l’assistente fornisca informazioni accurate e utili prima di rilasciarlo in altri paesi. Bard ha anche aggiunto che un altro motivo è rappresentato dal fatto che al momento non parla ancora in italiano.

(C.D.G.)