INDAGATO PER UNA RECENSIONE NEGATIVA

Il cliente in questione, assieme al figlio, si sarebbe lamentato dei tempi d’attesa troppo lunghi e per la qualità del servizio in generale chiedendo addirittura che un cameriere venisse licenziato. Una volta uscito avrebbe sfogato il suo disappunto su internet, nel profilo «Google business» del ristorante aggiungendo che non avrebbe ricevuto lo scontrino fiscale.

Non è tanto la brutta recensione a pesare, quanto l’accusa del mancato scontrino, che il ristoratore decide di allegare alla denuncia, nella speranza che l’autore del commento possa essere identificato e punito, per un messaggio diffamatorio.

Il ristoratore, infatti, si dice sicuro di aver capito chi fosse l’autore del commento perché le rimostranze che ha letto sarebbero le stesse che il cliente aveva già rivolto sul posto, ma si dice anche sicuro di aver fatto lo scontrino e di poterlo dimostrare perché il signore tedesco avrebbe pagato con una carta elettronica, non in contanti.

La diffamazione sarebbe proprio quella, essersi preso dell’evasore pur non essendolo.

Forte di questa convinzione e deciso a non lasciar correre l’esercente si è rivolto all’avvocato Paolo Ghiselli, che spiega: «Abbiamo deciso di procedere anche se è complesso radicare queste denunce perché è difficile l’identificazione dei soggetti, infatti non vengono rilasciati da parte dei titolari dei provider le generalità di chi scrive perché negli Stati esteri la diffamazione non è un reato mentre in Italia questi fatti vengono identificati come diffamazione aggravata».

È il pagamento elettronico a cambiare lo scenario. «Grazie a quello identificheremo l’autore del reato perché il problema è che Google, Facebook e gli altri non rilasciano i dati ma le banche sì», spiega Ghiselli. La querela è già depositata in procura della Repubblica presso il tribunale di Rimini ed il pubblico ministero al quale verrà assegnato il fascicolo assegnerà le indagini alla polizia postale.