L’ingresso dell’intelligenza artificiale nel mondo scolastico e nei processi didattici è ormai una certezza. Restano solo da capire le tempistiche e le modalità di questa integrazione.
Tra i numerosi professionisti ed enti che si sono interrogati su tali questioni figura l’UNESCO, agenzia delle Nazioni Unite che agisce per promuovere la pace e la sicurezza nel mondo attraverso la cooperazione internazionale nei settori dell’istruzione, delle arti, delle scienze e della cultura.
La scorsa settimana, l’UNESCO ha pubblicato una guida all’AI generativa, dove il punto centrale della questione verte attorno all’impossibilità di evitare l’introduzione di questa innovazione in ambito scolastico. Nel documento, l’AI viene descritta come una grande opportunità ma, al tempo stesso, si evidenzia la necessità di istituire linee guida ben precise per regolarne l’utilizzo.
In particolare, una delle raccomandazioni riguarda l’adeguata formazione del corpo docente. In linea con quanto espresso dall’AI Act dell’Unione europea, è necessario che, al fianco delle tecnologie di AI generativa, vi siano sempre dei professionisti formati per utilizzare e gestire i nuovi strumenti. Nel caso della scuola, questi professionisti sono, ovviamente, gli insegnanti.
Investire nella formazione del corpo docente significa aiutare quest’ultimo a liberarsi del peso delle mansioni più routinarie, risparmiando tempo da reinvestire nella didattica. Inoltre, con l’AI generativa gli insegnanti potranno impostare con maggiore facilità percorsi di apprendimento pensati per il singolo studente, venendo maggiormente incontro alle necessità degli allievi con bisogni educativi speciali.
Se non viene posta sufficiente attenzione alla formazione degli insegnanti in ambito AI, sono numerosi i rischi in cui potenzialmente si potrebbe incorrere; utilizzo senza diritti di contenuti, aumento di fake news, riduzione della diversità di opinioni, allargamento del digital divide, privacy dei minori. Insomma, si rischia che i vantaggi vengano messi in ombra dagli svantaggi.
Infine è bene ricordare, come evidenziato da Paolo Ferri, docente di didattica e pedagogia alla Bicocca di Milano, che “l’AI non deve portare allo studio solipsistico, bensì essere un bellissimo strumento per animare lavori collaborativi e di gruppo tra gli studenti”. Questo vuol dire che l’AI può anche migliorare i livelli di collaborazione all’interno della classe, consolidando quell’importante dimensione sociale dello studio, indebolitasi nel periodo della pandemia.
SF