I 35 ANNI DELLA CARTA DI TREVISO

Il 5 ottobre ricorre il trentacinquesimo anniversario della Carta di Treviso, un documento fondamentale nella deontologia giornalistica italiana. Nata nel 1990 per iniziativa dell’Ordine dei Giornalisti, della Federazione Nazionale della Stampa e del Telefono Azzurro, la Carta si è posta fin da subito l’obiettivo di proteggere i minori da un’esposizione mediatica inappropriata, soprattutto nei casi di cronaca giudiziaria o di situazioni delicate.

La prima versione della Carta stabiliva il principio che l’identità e la dignità del minore dovessero essere sempre tutelate. Vietava quindi la pubblicazione di nomi, immagini o qualsiasi dettaglio che potesse renderli riconoscibili, specialmente quando erano coinvolti come vittime o autori di reati. Una linea etica netta, pensata per bilanciare il diritto di cronaca con il diritto alla riservatezza.

Nel 1995, alla luce delle prime violazioni riscontrate, si cercò di rendere più operative e chiare le indicazioni, ma è solo nel 2006 che si assiste a una vera svolta: con l’avvento del web e dei nuovi media, la Carta viene aggiornata per includere anche i contenuti online, i siti web e la comunicazione digitale. Il principio della tutela del minore viene quindi esteso al mondo virtuale, dove il rischio di esposizione risulta essere ancora maggiore.

L’aggiornamento più recente risale al 2021, quando Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha approvato una nuova versione della Carta che, pur mantenendo i principi originari, introduce una maggiore attenzione alle differenze tra le diverse età dei minori, al contesto e ai mezzi di comunicazione utilizzati. Viene inoltre ribadito il concetto di tutela “graduata”, che tiene conto delle specificità di ogni situazione, e viene sottolineata l’importanza della prevenzione: l’obiettivo non è solo evitare danni, ma impedirne a monte la possibilità.

Ad oggi la Carta di Treviso rappresenta ancora un riferimento fondamentale per il mondo dell’informazione; infatti di fronte a fenomeni nuovi come gli influencer minorenni, i video virali sul web e l’uso crescente delle immagini dei bambini sui social, il documento continua a offrire una bussola etica indispensabile. Oggi più che mai proteggere i minori non è solo un dovere professionale, ma un impegno culturale che riguarda tutta la società.

 

S.B.


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