La comunicazione digitale salverà le pubbliche amministrazioni

-Quando è nata l’associazione PA Social e con quali finalità?

“A luglio del 2017 con tanti obiettivi, in particolare lo sviluppo della comunicazione e informazione digitale attraverso divulgazione, scambio di buone pratiche, formazione, ricerca e un costante lavoro di creazione e allargamento di una comunità e rete nazionale dedicata. Una pubblica amministrazione a portata di smartphone e di cittadino, un utilizzo di qualità di web, social, chat per il servizio pubblico”.

 

-Come i social hanno cambiato il rapporto tra cittadino e pubbliche amministrazioni?

“Direi che hanno migliorato e semplificato il rapporto e cambiato completamente anche il modo di lavorare di tanti professionisti. Risolvere anche un piccolo problema quotidiano con un tweet, un post, un messaggio in chat, dare la risposta giusta al momento giusto, promuovere dialogo e interazione su piattaforme che i cittadini utilizzano regolarmente, è una grande rivoluzione”.

 

-Secondo lei sono sufficienti le risorse investite dagli enti pubblici in attività di informazione e comunicazione?

“Dovrebbero essere di più, ma in molti casi non è solo una questione di quantità, ma di qualità. Le risorse andrebbero spese meglio, investendo su competenze, innovazione, nuovi modi, tempi, strumenti, linguaggi del lavoro. Servirebbero per dare il giusto riconoscimento, spazio e ruolo a tanti professionisti già operativi in tutta Italia e per nuovi ingressi “digitali” nella nostra PA. Risorse in più farebbero sicuramente comodo, ma prima di tutto la questione è culturale”.

 

-Dopo oltre vent’anni, che bilancio si può tracciare della legge 150 del 2000?

“È stata un momento importante, una stagione “viva” per la comunicazione pubblica. Purtroppo la legge è stata poco applicata per vari motivi e oggi è ampiamente superata dagli strumenti e dal modo di lavorare quotidiano di giornalisti, comunicatori, manager digitali. Non ho vissuto in prima persona quei passaggi, ma credo si possa dire che il mondo della comunicazione e dell’informazione per molti anni abbia rinunciato ad innovarsi, si sia accontentato, sia rimasto fermo. Fortunatamente le piattaforme digitali, anche in modo un po’ brusco, l’hanno fatto tornare al centro. E siamo ad oggi, con tutto ciò che ha significato anche la pandemia: tante buone pratiche, molti bravi professionisti, una legge da riformare con una forte svolta digitale”.

 

-Voi avete lanciato una petizione per aggiornarla alla civiltà multimediale e all’avvento della Rete. Quali modifiche proponete in concreto?

“Si. Crediamo che sia il momento della svolta, abbiamo già perso troppo tempo e dobbiamo recuperare. Molto in breve: riconoscimento delle professionalità della comunicazione digitale, nuovo modello organizzativo da redazione unica, ruolo adeguato nelle politiche delle PA della comunicazione e informazione, nuove assunzioni che aiutino l’affermazione di un “pensiero digitale”, mettere al centro il cittadino unendo comunicazione, trasparenza, servizi e trasformazione digitale”.

 

-Ne avete parlato con le forze politiche? Sarà possibile realizzare un’ampia convergenza su queste modifiche, così come bipartisan fu l’impegno parlamentare per approvare la legge 150?

“Si, credo su questa riforma possa esserci un consenso ampio. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio penso sia scomparso con l’emergenza che stiamo vivendo. L’utilità del digitale, anche dal punto di vista della comunicazione e informazione, è ormai sotto gli occhi di tutti”.

 

-Durante il Covid le pubbliche amministrazioni hanno assicurato ai cittadini comunicazioni corrette e servizi efficienti?

“Credo che la risposta sia stata straordinaria, tanti professionisti in tutta Italia hanno svolto un lavoro eccezionale, in prima linea, al servizio dei cittadini. Sono nate nuove esperienze sulle varie piattaforme social e in chat, è cresciuta la consapevolezza dell’utilità e dell’impatto, c’è maggiore impegno nel promuovere dialogo e interazione con il cittadino. Resta molto da fare, ma la strada intrapresa è quella giusta. Questo lavoro va reso la normalità, la nuova normalità del nostro settore pubblico”.

 

 

La foto di Francesco di Costanzo è stata scattata da Francesco Pierantoni