La riflessione si è concentrata principalmente sugli esiti della pandemia e delle problematiche che ha causato sulla popolazione. In aggiunta sono stati presi in esame i social che contribuiscono a peggiorare ed incrementare i disturbi mentali. Gli studi sui social e la loro influenza sui giovani sono aumentati a dismisura negli ultimi anni. Citare le nuove tecnologie come elemento che scatena i disturbi mentali rischia di non dare il giusto peso alla complessità dei fattori di rischio e delle variabili in gioco. È troppo semplice e poco produttivo pensare di limitare l’uso dei social o vietarne completamente l’accesso piuttosto che progettare delle azioni per la promozione della salute mentale da attuare a scuola, a lavoro e in tutti i contesti della vita quotidiana.
I ragazzi di oggi non sembrano subire il tabù della salute mentale. Il fatto che sia diventato un tema di cui si parla apertamente sui social media significa che le persone condividono le proprie fragilità, affrontano lo stigma sulla salute mentale. Oggi si racconta il malessere senza filtri. Le difficoltà non sono più nascoste, ma condivise. È comprensibile che i genitori vogliano comprendere gli effetti dei social network sulla mente degli adolescenti e quindi risulta utile finanziare ricerche che forniscano indicazioni su come le tecnologie digitali possano essere meglio adattate e fruite. L’altra strada è promuovere specifiche campagne di educazione all’uso dei social media e di sensibilizzazione sulla salute mentale.
S.B.