L’’Intelligenza Artificiale fa il suo ingresso nel mondo della giustizia. Non si ipotizza di sostituire i giudici, ma di utilizzare gli algoritmi per migliorare le prestazioni nei Tribunali. Un nuovo fronte che nel 2018 ha spinto la Cepej (la Commissione europea per l’Efficacia della Giustizia) a emanare la “Carta etica sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nei sistemi giudiziari e nei campi correlati”: il primo strumento in Europa che promuove i nuovi sistemi e ne regola l’uso attraverso alcuni principi chiave.
Negli Stati Uniti, già nel febbraio del 2023, è stato introdotto per la prima volta un avvocato difensore virtuale in tribunale: uno smartphone ha ascoltato le accuse mosse contro un cliente in aula e ha suggerito una risposta tramite auricolari.
In Italia, attualmente sono in corso sei progetti sperimentali: presso la Corte d’Appello di Venezia con l’Università Ca’ Foscari e Deloitte, alla Corte di Appello di Bari con l’Università locale, presso il Tribunale di Firenze e ancora nei tribunali di Genova e Pisa con l’Università Sant’Anna di Pisa, alla Corte e al Tribunale di Brescia con l’Università locale, e infine presso la Corte di Appello di Reggio Calabria con l’Università Mediterranea e l’Università per stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria.
I tre progetti più avanzati sono quelli di Venezia, Pisa-Genova e Brescia. A Brescia e Venezia, l’obiettivo è sviluppare sistemi in grado di predire l’esito delle controversie. Il progetto promosso dalla Corte d’Appello di Venezia in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari mira a sviluppare un’Intelligenza Artificiale capace di fornire una previsione probabilistica dell’esito di un processo, basata su un database che raccoglie tre anni di giurisprudenza dei tribunali e della Corte d’Appello del distretto riguardante il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo soggettivo. Si tratta di uno strumento di AI basato su comprensione ed elaborazione del linguaggio naturale per migliorare la comprensione dell’orientamento giuridico predominante.
Grazie alla piattaforma sviluppata dal dipartimento di Intelligenza Artificiale di Deloitte, è possibile navigare e analizzare le questioni giuridiche relative al licenziamento. L’algoritmo che governa la piattaforma si basa su oltre 800 sentenze dei tribunali del Veneto. La griglia definitoria riconosce i fatti e le relative qualificazioni giuridiche attraverso mappe cognitive, permettendo al software di interpretare un quesito in forma discorsiva e fornire una risposta probabilistica sull’esito del caso, indicando anche i casi analoghi di accoglimento o rigetto dei ricorsi, sulla base di una verifica preliminare dei fatti e della qualificazione normativa corrispondente alla situazione.
A Brescia, l’obiettivo è sviluppare un software in grado di prevedere la durata di un procedimento in una specifica materia e gli orientamenti esistenti nei vari uffici, partendo dal Tribunale e dalla Corte d’Appello. Questo lavoro di studio e analisi può essere applicato su base disciplinare, specialmente nelle controversie tra aziende.
Il Tribunale di Firenze invece, nell’ambito del progetto “Giustizia Semplice 4.0”, sta sviluppando un algoritmo per prevedere la possibilità di mediazione nelle controversie.
LG