L’ATTIVITÀ DI LOBBYING IN ITALIA: SI RIPARTE DA UNA INDAGINE CONOSCITIVA

Illustration of business people in the meeting

Le lobbies sono gruppi di pressione che, in nome di interessi economici specifici o cause politiche generali, cercano di influenzare dall’esterno le deliberazioni delle istituzioni pubbliche. Le attività di lobbying possono svolgersi in modo diretto, mediante incontri tra esponenti delle lobby e decisori pubblici, avanzando ai decisori proposte di norme, politiche pubbliche, finanziamenti e sovvenzioni, anche mediante il supporto di dati e ricerche; oppure in modo indiretto, quando si punta ad incidere sulla visione dell’opinione pubblica facendo pressione sui decisori pubblici chiamandoli a rendere conto del proprio operato di fronte alla platea dei cittadini-elettori.

Le attività di pressione sono in linea di principio positive per il corretto funzionamento della democrazia fornendo un contributo informativo importante ai parlamentari grazie ad opinioni in materie spesso tecniche. È però necessario che l’azione delle lobbies sia sottoposta a controlli e a vincoli di pubblicità e trasparenza perché se non sono ben regolati i gruppi di pressione possono portare all’effetto opposto, ovvero alla creazione di leggi contrarie all’interesse pubblico.

L’Italia, in quanto regolamentazione delle attività di pressione, rientra nel secondo caso: è priva di una regolamentazione strutturata, il lobbying rimane opaco e poco trasparente, con la conseguente perdita di fiducia della popolazione verso i lobbisti. Non è raro, infatti, che i gruppi di pressione più grandi in Italia, ovvero con maggiore dotazione di risorse finanziarie e con maggiori reti di accesso alla politica e alle istituzioni, perseguano tattiche interne utilizzando relazioni con decisori politici per promuovere i propri interessi. Molti di questi sono addirittura stati coinvolti scandali e corruzione- tra i più recenti il caso di “Mafia Capitale” nel 2015, che ha evidenziato un rapporto tra la sfera politica e la criminalità organizzata romana, e la “Lobby Nera” nel 2021, da cui è emerso un sistema di finanziamento illecito a Fratelli d’Italia da parte di uomini legati a frange fasciste e neonaziste italiane e straniere-.

Nella storia della Repubblica sono quasi cento le proposte di legge presentate in materia. La Camera dei deputati aveva approvato un disegno di legge all’inizio del 2022 che mirava a creare una lobby regulation a livello nazionale, il processo si è poi interrotto con la fine della legislatura con la conseguente caduta della proposta di legge.

La situazione viene ripresa in mano dal nuovo governo che decide però di ripartire da zero e iniziare un’indagine conoscitiva presso la commissione Affari costituzionali da terminare entro il 30 giugno 2023.

L’indagine conoscitiva sulla rappresentanza di interessi avrà il compito di approfondire diversi profili attinenti alla regolamentazione della materia, anche attraverso un’analisi delle discipline in altri Paese europei ed extraeuropei, e nell’ambito delle istituzioni dell’Unione europea. I deputati ascolteranno gli attori interessati tra cui il ministro della Pubblica amministrazione e quello della Giustizia nonché le autorità amministrative indipendenti, i rappresentanti delle regioni e degli enti locali, gli esperiti in materia, i rappresentanti dele istituzioni europee e gli istituti di ricerca.

Dall’ acquisizione dei documenti alla stesura del testo passerà qualche mese. Nel frattempo, i lobbisti continueranno a muoversi un quadro disomogeneo.

(C.D.G.)