“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Il silenzio che si impossessa delle strade e delle piazze allo scoccare del coprifuoco, i centri storici deserti, le serrande abbassate e i trasporti pubblici in affanno: il virus ha trafitto il cuore delle grandi città. L’emergenza sanitaria ha portato in superficie tutte le fragilità e le contraddizioni degli spazi urbani, mostrando come tra gli italiani sia sempre più forte il desiderio di cambiare il proprio stile di vita.
Ma quali sono le città più attrezzate per rispondere ai nuovi bisogni al tempo della pandemia?
A darci una risposta è la ricerca SWG sulle “città italiane nel post Covid-19” presentata in anteprima durante l’assemblea annuale di Confindustria Assoimmobiliare.
I dati dell’istituto triestino fotografano un’Italia spaccata a metà. Da una parte i residenti al Nord che complessivamente promuovono i centri urbani in cui vivono. Dall’altra gli abitanti del Centro-Sud che si dicono insoddisfatti di quasi ogni aspetto delle proprie aree metropolitane.
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