SHARENTING, LA SOVRAESPOSIZIONE DEI MINORI SUI SOCIAL

A fronte dell’uso massiccio e quotidiano che facciamo dei social, si è aperto un dibattito complesso sulla pubblicazione o meno delle fotografie dei figli minorenni. Dal punto di vista normativo in Italia non si è ancora trovata una soluzione perché da un lato c’è chi lo ritiene assolutamente naturale, ma dall’altro c’è chi assume posizioni molto più severe.

Possiamo fare riferimento ai diversi casi in Italia di genitori che condividono assiduamente momenti con i propri figli, come i Ferragnez, Disperatamentemamma, Stefanopollari, Mammagiuliafigliachiara. Lo Sharenting connota una vera e propria mania di pubblicare foto dei figli.

La dottoressa Brunella Greco, sociologa ed esperta di Save The Children in tema di tutela dei minori online, ha così dichiarato a Fanpage: “Ci sono diversi aspetti di cui bisogna tenere conto quando scegliamo di condividere una foto online di un minore. Il primo riguarda il fatto che pubblicare delle foto di nostro figlio contribuisce alla costruzione della sua identità digitale e oggi sappiamo bene qual è il valore della nostra immagine online. Il minore non può esprimere il proprio consenso. L’identità digitale oggi, proprio per le innovazioni tecnologiche che stiamo vivendo, è un tema sempre più centrale”. In futuro, lo Sharenting potrebbe riportare ripercussioni psicologiche sul bambino in questione. Per esempio quando lui sarà grande e più consapevole, potrebbe provare vergogna per le foto pubblicate che lo ritraggono in momenti imbarazzanti e intimi o potrebbe subire cyberbullismo.

Fanpage ha poi intervistato anche Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, esperto di dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, il quale ha sottolineato la pressione sociale avvertita dai bambini sul dover conquistare quanti più like possibili. Un ulteriore problema sta nel fatto che la maggior parte dei genitori non si rende conto di provocare certe situazioni quando chiedono al bambino di sorridere e lo coinvolgono nel successo del post. “Il bambino comincerà a voler sapere quanti like ha ottenuto, a misurare il suo valore in termini di like. E questo accadrà proprio nel momento in cui sta cominciando a costruirsi la prima immagine di sé, a relazionarsi con il mondo fuori da quello genitoriale” puntualizza Brunella Greco.

Difficilmente ciò che pubblichiamo online può essere eliminato in modo definitivo. Attraverso la diffusione di foto e video di questi minori, i genitori stessi diffondono involontariamente dati sensibili, che possono essere utilizzati da terzi malintenzionati per adescamento sessuale, per possedere materiale pedopornografico e realizzare fotomontaggi.

Il dibatto si concentra quindi sul “postare oppure no i propri figli sui social”. Dietro una foto o un video pubblicati in Rete ci sono motivi di sicurezza che non possono essere trascurati. Il minore, incapace di difendersi da sé, può incorrere al rischio di gravi illeciti come furti d’identità, manipolazioni digitali e simili. Su questo tema l’esperto Giuseppe Lavenia ha un’idea molto decisa, ovvero non postare. La dottoressa Brunella Greco invece rimane un po’ più flessibile e propone alcuni consigli per un uso valido e salvaguardato dei social, come evitare foto di momenti intimi, foto dove il volto del bimbo è in primo piano, non condividere informazioni e dati sensibili (per esempio l’indirizzo di casa, della scuola, della palestra che il bambino frequenta), restringere la privacy ai conoscenti.