Il 14 Settembre scorso il Wall Street Journal ha pubblicato la ricerca di Facebook che svela come la piattaforma sia dannosa per gli adolescenti. Ma il colosso dei social risponde sostenendo come quel dato fosse soltanto una minima parte della ricerca. Infatti Zuckerberg sostiene: “L’immagine del corpo è stata l’unica area in cui le ragazze adolescenti che hanno riferito di aver lottato con quel tipo di problema hanno affermato che Instagram ha peggiorato le cose. Ma anche qui, la maggior parte delle ragazze adolescenti che ha avuto problemi con l’immagine del proprio corpo ha comunque riferito che Instagram ha migliorato questo aspetto, o non ha avuto alcun impatto”. Dichiara inoltre che, a riguardo di problematiche gravi come la solitudine, l’ansia, la tristezza e i problemi alimentari: “più ragazze adolescenti che hanno affermato di aver lottato con quel tipo di problema hanno anche detto che Instagram ha reso migliori quei momenti difficili”. Inoltre viene spiegato come la ricerca sia basata sul solo contributo di 40 adolescenti, e che quindi è stata fatta per informare le componenti interne sulle percezioni più negative, ma non ha misurato le relazioni causali tra Instagram e i problemi del mondo reale.
Nonostante Zuckerberg si sia difeso dalle pesanti accuse, Adam Mosseri, il capo di Instagram ha annunciato la sospensione del progetto Instagram Kids spiegano che nonostante “la necessità di sviluppare questa esperienza, abbiamo deciso di mettere in pausa questo progetto. Questo ci darà il tempo di lavorare con genitori, esperti, politici e regolatori, di ascoltare le loro preoccupazioni e di dimostrare il valore e l’importanza di questo progetto per i giovani adolescenti online oggi”. Mosseri ha però annunciato alcune novità per quanto riguarda il parental control: egli intende rendere l’account privato come impostazione predefinita per i più giovani e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per stimare l’età delle persone.
Questi problemi e i rischi per gli adolescenti derivano dal fatto che molti non rispettano le norme per l’iscrizione ai social. Il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) prevede che la soglia minima per iscriversi a social media e social network sia 16 anni, con la possibilità per gli Stati membri di stabilire per legge un’età diversa, purché non inferiore a 13 anni. Con l’articolo 2-quinquies del decreto legislativo 101 del del 2018 l’età in Italia l’età minima è stata fissata a 14 anni. Quindi in Italia per iscriversi a social come Facebook, Instagram, YouTube, Tik Tok, Twitter, Reddit, Tumblr bisogna avere almeno 14 anni. Il regolamento inoltre fissa a 16 anni la minima età per usare WhatsApp, LinedIn, Flickr, Vimeo; mentre a 18 anni l’età minima per iscriversi a Cloubhouse e Omegle. Le problematiche insorgono poiché i minorenni possono mentire sull’età indicando durante l’iscrizione una data di nascita diversa. Non c’è nessuna legge a sanzionare questi atti: ci possono essere soltanto delle conseguenze civilistiche, le quali ricadono sui genitori.
Tantissimi adolescenti si servono di Internet ma il dato preoccupante proviene dalla ricerca condotta dall’Osservatorio scientifico della no profit “Social Warning-Movimento Etico Digitale”, la quale rivela che l’80% di ragazzi tra gli 11 e i 18 anni trascorre sul web quattro ore al giorno. Ovviamente questi dati risentono del post pandemia, ma il 52% ha tentato invano di ridurre il tempo online.
A tal proposito Davide Del Maso, insegnante e fondatore del Movimento etico digitale, che ha portato l’educazione civica digitale in classe, ha dichiarato: “Sono tutti segnali che rimandano alla dipendenza dallo smartphone: sono talmente assorti mentre sono on line da percepire ogni interferenza esterna come intromissione indebita o attacco personale, hanno necessità di portare lo smartphone con sé ovunque si vada; hanno difficoltà a lavorare, concentrarsi, relazionarsi con gli altri a causa dell’uso continuativo dello smartphone che usano per sopperire a sensazioni di ansia e tristezza”.
Romano Pesavento, insegnante di Diritto ed Economia, ora docente in una scuola media di Crotone, che è il presidente del Coordinamento nazionale docenti della disciplina “diritti umani”, con sede a Lucca, e che raccoglie insegnanti da più città, sostiene come spesso i ragazzi abbiano profili social falsi già a 11 anni e prosegue sostenendo la necessità “di attivare o potenziare sportelli di ascolto tutto l’anno nelle scuole italiane, stipulando eventualmente un protocollo d’intesa con l’Ordine nazionale degli psicologi, per consentire agli studenti desiderosi di un aiuto di esprimere i propri dubbi e il proprio disagio interiore. A livello ministeriale occorre pensare a un investimento per proteggere i ragazzi”.
Spesso le vittime di alcuni reati sono proprio i minori, i quali sottovalutano le conseguenze e i rischi di determinate azioni. Spesso può esserci il tentativo da parte di adulti, anche attraverso identità false, di ottenere favori sessuali da parte del ragazzo, quindi sfociando nella pedopornografia. Ancora, si può cadere vittime di bullismo e cyberbullismo: l’88% dei ragazzi ha subìto vessazioni in questi contesti. C’è anche il rischio di rimanere vittime di furti d’identità: gli utenti ignari vengono indotti ad eseguire azioni finalizzate al furto delle credenziali di accesso oppure all’ottenimento delle informazioni e dei dati di natura personale da utilizzare per l’accesso a sistemi informatici, sostituendosi, di fatto, alla vittima. Questo è dovuto al fatto che l’adolescente tende a fidarsi maggiormente e non valutare i possibili rischi del phishing. Infine, dato che le immagini pubblicate online diventano di pubblico dominio, esse possono essere diffuse illecitamente da terze parti.