CYBERBULLISMO, “METTI IN RETE IL FAIR PLAY”

“Campioni di fair play” è una guida la cui funzione è di supportare al meglio la diffusione del percorso valoriale Campioni di fair play, abbinato al progetto Scuole aperte allo sport e promosso dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e le Federazioni Sportive Nazionali.

Campioni di fair play ha l’obiettivo di promuovere i principi del “gioco corretto”, fin dalla più giovane età, sul campo da gioco e in rete.

Fair play non è soltanto un’espressione inglese, è diventata una locuzione universale, anzi non una locuzione, un’insegna, un programma, un appuntamento.

“Play” come noto significa gioco, mentre “fair” essendo un aggettivo ha molteplici significati come giusto, equo, imparziale, leale, corretto, ma l’accezione più corretta in campo sportivo è tradurlo con “leale”. Dunque, con la parola fair play si intende dire giocare lealmente.

È, infatti, questo è ciò che va insegnato ai giovani e ai bambini: del gioco vanno rispettate le regole con lo scopo di giocare lealmente. La mancanza di correttezza e di onestà nel gioco non fa altro che distruggere il gioco stesso.

Questo percorso educativo all’interno del contesto scolastico è pensato in funzione di due possibilità di sviluppo:

Il Codice di Etica Sportiva del Consiglio d’Europa riconosce lo sport quale attività socioculturale a carattere collettivo che arricchisce la società e aumenta l’amicizia tra le nazioni, a condizione di essere praticato lealmente.

Inoltre, lo sport viene anche riconosciuto quale attività individuale che, se praticata nel modo giusto, offre l’opportunità di conoscere se stessi, esprimersi e raggiungere soddisfazioni, ottenere successi personali, acquisire capacità tecniche e dimostrare abilità, interagire socialmente, divertirsi, raggiungere un buono stato di salute.

Vengono così insegnate le regole per diventare “campioni di fair play”:

  1. Rispetto delle regole
  2. Rispetto degli altri
  3. Rispetto per se stessi
  4. Valorizzazione delle diversità e delle unicità
  5. Fratellanza sportiva
  6. Lealtà sportiva
  7. Imparare dalla sconfitta
  8. Giocare per divertimento
  9. No alla violenza
  10. Buon esempio

Si legge nella Dichiarazione del Comitato Internazionale “Fair Play”: “Non possiamo comprendere il fair play se non lo colleghiamo a valori morali come lo spirito di giustizia, equità e dignità umana”. Questa visione “ampia” restituisce al fair play l’accessibilità a tutti e ne sostiene tutte le applicazioni specifiche. Pertanto, il rispetto, la lealtà, la tolleranza e il corpo sano sono i segni del fair play nello sport. La reciprocità gioca un ruolo essenziale nella competizione: non si può fare a meno del proprio avversario, e lo sport esige un atteggiamento rispettoso nei confronti dell’altro; il rispetto deve andare al perdente così come al vincitore.

Affinché ci sia giustizia, l’uguaglianza di opportunità è necessaria tanto nello sport per il tempo libero quanto nello sport agonistico, e in quest’ultimo deve esistere in tutte le fasi della formazione. Il fair play richiede la massima comprensione dell’ambiente sociale dei concorrenti e delle diverse culture.

Ciascuna scuola dovrebbe farlo immediatamente: predisporre per classi, per gruppi di classe, per istituto, delle “Unità di apprendimento” dedicate alla pratica del fair play. Quella predisposta dai docenti dell’Istituto Comprensivo Gianni Rodari di Roma diretto con magistrale capacità gestionale, didattica e organizzativa dalla dirigente scolastica Prof.ssa Angela Palmentieri, denominato “Sport: vinco, perdo, gioco”, è di grande rilevanza e riveste grande attualità.

Il bullismo, che fino a qualche anno fa era considerato un fenomeno caratterizzato prevalentemente da comportamenti aggressivi e attacchi verbali lesivi, con la facilità e l’economicità dell’accesso alla tecnologia informatica, è diventato un fenomeno allarmante e difficile da gestire. I bulli sono infatti diventati spesso anche invisibili alle loro vittime.

Il problema del bullismo e del cyberbullismo riguarda tutta la società ma, prevalentemente, chiama in causa perché si attivino nella lotta ad esso le agenzie formali e informali dell’educazione: istituzioni scolastiche, famiglie, centri giovanili ricreativi e sportivi. Il problema è così complesso che richiede uno sforzo congiunto di tutte le forze sociali. Se si disperdono le risorse sarà difficile arginare questo fenomeno che, istigato dalla facilità d’uso delle tecnologie della comunicazione, rischia una irreversibile ingovernabilità.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da diversi anni, ormai, programma risorse e coordina progetti e percorsi formativi per contrastare il fenomeno del bullismo. Informazione, dialogo, tecnologia e laboratori, sono questi i punti di forza che negli anni sono stati sviluppati secondo un approccio orizzontale, aperto agli studenti e dal forte principio inclusivo. Perché la scuola non deve lasciare indietro nessuno, ed è infatti questo l’obiettivo che il programma Fair Play si pone mediante le sue scelte.