Digital Green Pass: al vaglio dell’Unione Europea a metà marzo la nuova soluzione per tornare a viaggiare

All’interno del rapporto “Vaccini Covid-19: questioni etiche, legali e pratiche”, sottoscritto ad inizio febbraio, il Consiglio d’Europa si è espresso per il “no” all’obbligatorietà del vaccino e ai passaporti sanitari. Nel rapporto, infatti, si evidenzia che gli Stati devono informare i cittadini che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole, ma soprattutto che “bisogna garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato”.

A sostegno di ciò, nell’informativa alla Camera dei Deputati del Dicembre 2020, il Ministro della Salute Roberto Speranza aveva annunciato che le vaccinazioni contro il Covid-19 sarebbero state gratuite e non obbligatorie.

A distanza di qualche tempo dai fatti, le carte in tavola cambiano e, se la non obbligatorietà del vaccino permane, entrano in gioco una serie di fattori che potrebbero limitare la libertà del cittadino indirettamente, qualora non si vaccini.
E’ stato proposta, infatti, dall’Unione Europea l’adozione del “passaporto vaccinale”, il Digital Green Pass, che consentirà di tornare gradualmente a viaggiare in Europa e nel mondo, garantendo la privacy dei cittadini.

La data prevista per l’introduzione del documento è il 17 marzo, quando la Commissione europea presenterà un pacchetto con il pass verde Covid “che si concentrerà sui viaggi e la revoca delle restrizioni, per una riapertura comune sicura”, ha spiegato il vicepresidente dell’Esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, alla conferenza stampa al termine della videoconferenza dei ministri della Salute Ue.

Il “Digital Green Pass” fornirà una prova della vaccinazione per la persona in possesso del documento, i risultati dei test effettuati da coloro che ancora non si sono potuti sottoporre al vaccino Covid-19 ed eventuali informazioni sulla guarigione dal coronavirus, senza comportare discriminazioni tra chi ha effettuato la vaccinazione e chi no.

L’annuncio è arrivato anche dal profilo Twitter della presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha sottolineato che il nuovo documento “rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy”, in virtù delle diverse riserve sul trattamento degli stessi. “Il Digital Green Pass – ha aggiunto – faciliterà la vita degli europei. Lo scopo è consentire gradualmente ai cittadini di muoversi in sicurezza nell’Ue o all’estero, per lavoro o per turismo”.

Le linee guida sui dati che conterranno sono già state approvate lo scorso gennaio, e ora saranno necessari tre mesi di lavoro per stabilire i dettagli tecnici relativi alle informazioni che andranno inserite nel Green Pass: l’obiettivo, nell’interesse comune, è che sia pronto per l’estate.

“Il pass riguarderà lo spostamento tra una frontiera ed un’altra, ma non quanto potrà essere fatto col pass all’interno dello Stato membro”, ha precisato il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer.

Durante il Forum Ansa su ‘Un nuovo Patto Ue per la crescita’, il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che l’introduzione del passaporto vaccinale “resta ancora una questione delicata e difficile”, evidenziando la necessità di “bilanciare l’interesse alla ripresa di settori economici con l’evitare discriminazioni”. “Intanto – ha chiosato Gentiloni – lavoriamo a questo strumento”, sottolineando la necessità che sia europeo perché “il rischio che ciascuno faccia in casa propria è un rischio che vogliamo evitare”.

Ma se sul fronte Europeo gran parte delle voci sono concordi sull’adozione di questo strumento, va comunque evidenziato che non tutti i pareri viaggiano all’unisono. A fare da spartiacque è in primo luogo il Garante della Privacy, il quale ritiene che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali, in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza.

“I dati relativi allo stato vaccinale, infatti -afferma il Presidente dell’Autorità Garante della Privacy, Pasquale Stanzione-, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali”.

In assenza di tale eventuale base giuridica normativa – sulla cui compatibilità con i principi stabiliti dal Regolamento Ue il Garante si riserva di pronunciarsi – l’utilizzo in qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo.