MAGGIORE ETÀ DIGITALE A 16 ANNI? ECCO LE PROPOSTE DELL’AUTORITÀ GARANTE PER L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA

A fronte dell’aumento di baby influencer che ‘lavorano’ con i profili social, Carla Garlatti,
nominata nel 2020 Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, sottolinea che ci sono delle
questioni da affrontare con urgenza per quanto riguarda la tutela dei minori sul web.
Innanzitutto, la richiesta più considerevole di Carla Garlatti riguarda la maggiore età digitale per
prestare il consenso al trattamento dei dati personali. Dagli attuali 14 anni, ai sensi del regolamento
UE sulla privacy n.2016/679 -GDPR, vorrebbe spostarla a 16 anni allineandosi alla regola generale
prevista proprio dallo stesso GDPR.

Un problema che si riscontra è che i bambini e i ragazzi non hanno una cultura digitale solida. Con
facilità possono dichiarare dati mendaci perché social e app non sono in grado di controllare l’età
dei minorenni che usano account o applicazioni. Il risultato è che chi dovrebbe essere più protetto è,
invece, abbandonato a sé stesso con il pretesto che può, per legge, esprimere il consenso.

A legislazione vigente è possibile intervenire su alcuni aspetti. Ad esempio, l’ articolo 8 Gdpr (sul
consenso dei minori) può essere inteso nel senso più restrittivo, limitando «l’ offerta diretta di servizi
della società dell’ informazione» solo a quanto strettamente necessario per l’ utilizzo di un
determinato servizio, escludendo qualsiasi altro tipo di trattamento.

Dunque, l’Agia chiede delle verifiche effettive dell’ età di chi usa i social; l’estensione ai baby
influencer delle tutele del lavoro minorile; la protezione dei minori da genitori e parenti, troppo
social, che pubblicano loro foto sulla rete.

Per il controllo dell’età, l’ Agia chiede di obbligare social e app a usare sistemi basati sulla
certificazione dell’ identità da parte di terzi, come avviene per la Spid. Inoltre, richiede un
coinvolgimento dei genitori, dato il loro dovere educativo.

Per i baby influencer, l’Agia sollecita l’adozione di una disciplina di verifica dei profitti generati
online dai minori e il diritto all’ oblio per i contenuti pubblicati su richiesta diretta dei ragazzi, una
volta compiuti 14 anni. Chiede, poi, di estendere le tutele già previste per i minorenni che lavorano
nello spettacolo e nella pubblicità (legge 977/1967).

L’Agia affronta anche il tema dello sharenting (ossia la condivisione online delle foto dei figli da
parte di genitori e parenti), chiedendo di estendere a questi casi l’ applicazione delle disposizioni in
materia di cyberbullismo, che consentono ai minorenni di chiedere direttamente la rimozione dei
contenuti.