I servizi di consulenza psicologica gratuita sul web potrebbero sembrare un ottimo aiuto. Qualora non si avessero risorse economiche per uno psicologo o semplicemente a causa del troppo stress si volesse una consulenza senza troppi impegni economici questi portali sembrano una buona soluzione. Purtroppo, però non sono affatto sicuri. Chi gestisce questi siti potrebbe rivendere le nostre informazioni private per pochi spiccioli.
A far scattare l’allarme è stata una ricerca condotta dalla Sanford School of Public Policy della Duke University, in cui sono stati interpellati 37 broker di dati chiedendo loro se avessero database riguardanti la salute mentale degli utenti, e ben 11 venditori hanno confermato di avere disponibilità di liste di nominativi di persone classificate in base al problema mentale diagnosticato, tra cui “depressione, disturbo bipolare, problemi di ansia, disturbo di panico, disturbo da stress post-traumatico, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo della personalità”.
Ai ricercatori sono stati offerti database a blocchi di 5.000 utenti con problemi mentali, tutti rigorosamente ordinati in base a informazioni demografiche come età, posizione geografica, e perfino lo “score” creditizio, alla modica cifra di 275 dollari, in pratica appena 5 centesimi per ciascuna persona.
Il mercato dei dati personali è ormai da anni una grande fonte di guadagno, il tutto è però notevolmente aumentato a seguito della pandemia. Non a caso, già ad aprile 2020 la Food and Drug Administration aveva messo in guardia dalle app per la salute mentale.
Negli USA non vi sono soluzioni all’orizzonte per riuscire ad arginare questo fenomeno. Le tutele in materia di privacy sono ancora lacunose e non esiste una legge omogenea, e pur esistendo una specifica normativa sui dati sanitari, nota come Health Insurance Portability and Accountability Act, in realtà essa si applica solo quando i dati sanitari sono detenuti da organizzazioni sanitarie come ospedali e cliniche. Vengono lasciate le mani libere ad agenzie di marketing ed altri soggetti senza troppi scrupoli che piuttosto che occuparsi della salute mirano solo a fare soldi.
In Europa vi è una tutela dei diritti e della libertà delle persone rispetto al trattamento dei loro dati personali. Questo non vuol dire che non esista comunque il pericolo, è sempre necessario porre massima attenzione quando si condividono dati online (soprattutto se così delicati).
Prima di scaricare determinate app, infatti, si raccomanda di leggere attentamente l’informativa sulla privacy e di assicurarsi che i consensi siano chiesti in modo trasparente, senza far ricorso ai ‘’dark pattern’’.
Proteggere la nostra privacy è estremamente importante in ogni occasione, ma quando ne vanno di mezzo di dati sulla salute mentale sarebbe bene tutelarsi ancora di più.
(G.S)