IL GOVERNO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“Prima dell’avvento dell’AI, la finanza era un mondo dove l’uomo era posto completamente al centro. Tutte le decisioni e previsioni erano in mano alla mente umana e alle conoscenze, competenze e intuizioni dei singoli. Con l’avanzare dell’AI, vi è stata una trasformazione radicale nella  quale nuove possibilità sono state introdotte, diventando elementi stabili del settore. Processi ripetitivi e laboriosi sono diventati più agili e smart grazie all’automazione, consentendo all’individuo di concentrarsi sulla componente più strategica delle operazioni finanziarie. Le immense e mutevoli cifre che restituiscono la situazione dei mercati possono essere elaborate in tempi sempre più brevi, consentendo di identificare le tendenze e opportunità che altrimenti sarebbero state difficili da individuare. Ma AI nella finanza significa  anche maggiore controllo degli algoritmi, che, come si vedrà in seguito, sono seguiti allo stesso modo da gran parte degli operatori finanziari, quasi come una sorta di parola sacra, col rischio di una omogeneizzazione delle decisioni di investimento che crea delle problematiche in merito alla stabilità dei mercati. Questi stessi algoritmi non sono sempre trasparenti e possono causare situazioni di discriminazione e pregiudizio che andrebbero evitate in qualsiasi settore, compreso, ovviamente, quello della finanza. Come per molti ambiti, dunque, anche nella relazione tra finanza e AI si viene a creare una situazione complessa e mutevole, fatta di luci e ombre, di lati positivi e negativi”. 

 

Dal libro “Il governo dell’Intelligenza Artificiale. Gestione dei rischi e innovazione responsabile” (Cacucci Editore), pag. 83