INTELLIGENZA ARTIFICIALE, L’ITALIA TRA I PRIMI PAESI EUROPEI NELL’ADOZIONE IN AZIENDA

L’Intelligenza Artificiale è ormai una realtà sempre più presente in Italia nei posti di lavoro: il nostro Paese è, infatti, ai vertici europei per l’adozione in azienda dell’AI. Più precisamente, quasi tre quarti delle imprese ha già fatto esperienza con questa tecnologia. E i lavoratori sono ben entusiasti di questa novità. Tre quarti degli italiani (precisamente il 76%) afferma di avere un’esperienza diretta con l’AI: c’è chi la utilizza principalmente nella vita privata, chi nel contesto lavorativo e chi la utilizza in entrambi gli ambiti.

In generale l’Italia è tra i primi tre Paesi per l’adozione dell’Intelligenza Artificiale, preceduta solo da Spagna (84%) e Svizzera (82%). Come afferma Giuseppe Santonato, AI transformation leader di Ey Italia, “investire oggi nell’Intelligenza Artificiale permette alle aziende di posizionarsi come leader in un contesto di mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo. Un’azienda su tre, infatti, si prepara a investire sulle sue potenzialità per il prossimo anno e i settori che prevediamo saranno al fronte di questo movimento includono i servizi finanziari, il settore immobiliare e il retail e consumer products”.

E i benefici dell’adozione dell’AI sono già palesi, soprattutto in termini di risparmi: più della metà dei manager afferma, infatti, che il suo utilizzo ha permesso non solo di risparmiare sui costi, ma anche di aumentare i profitti. Tuttavia, c’è anche chi si mostra perplesso di fronte all’introduzione in azienda dell’AI, aspettandosi che ciò possa portare ad una drastica riduzione del numero di dipendenti.

Accanto a questi leciti sospetti, non si possono però trascurare, soprattutto in campo medico, i benefici derivanti dall’introduzione dell’AI e ciò è quanto mai evidente in un contesto internazionale: un team di ricercatori avrebbe, infatti, decifrato il codice genetico dell’autismo, utilizzando per l’appunto l’AI. Come descritto nella rivista Science Advances, gli studiosi hanno messo a punto un sistema in grado di identificare i marcatori genetici del disturbo, attraverso l’attività biologica nel cervello, con una precisione dell’89-95%. Secondo gli autori, questo approccio potrebbe presto rivoluzionare il processo diagnostico, riducendo significativamente i tempi di attesa per le famiglie.

“Scoprire come la CNV è correlata alla morfologia del tessuto cerebrale è un primo passo importante per comprendere le basi biologiche dell’autismo”, ha affermato Gustavo K. Rohde, professore di Ingegneria presso l’Università della Virginia e coordinatore del team di ricercatori. “Ci auguriamo che i nostri risultati – ha poi concluso – possano aiutare a identificare nuovi meccanismi che possano essere sfruttati per le terapie”.

di Matteo Cotellessa, Giornalista in Direzione Comunicazione Mediaset e cultore della materia di Diritto dell’informazione, Diritto europeo dell’informazione e Regole della Comunicazione d’impresa con il Prof. Ruben Razzante (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)