Echo chambers: informazione polarizzata e riflessi sulla rete

In un’era nella quale il confronto tra le persone si riduce sempre più drasticamente, fino quasi ad annullarsi completamente, gli individui si rifugiano nelle proprie credenze ed eludono ogni antitesi.
Le piattaforme social, o social network, potrebbero essere il maggior veicolo di scambio e condivisione di informazioni, ma nella realtà ciò viene sostituito da una chiusura sempre maggiore dell’utente nella propria bolla informativa. Si ha una polarizzazione dell’informazione, ossia una concentrazione di informazioni interne ormai consolidate, che non permette un ricircolo delle stesse o un’apertura verso l’esterno. Gli effetti di questa bolla non si vedono solo sul singolo, ma anche sui gruppi che lo stesso frequenta; questa distorsione dell’informazione allontana una pluralità di fonti e pareri e diminuisce l’esposizione al dissenso e alla formazione di un pensiero critico e un’opinione consapevole.

Attraverso il rafforzamento e la conferma di idee e opinioni si creano le cosiddette camere di risonanza, o echo chambers. Al loro interno le opinioni tuttavia a volte si amplificano al punto tale da radicalizzarsi ed estremizzarsi, e condurre più facilmente ad episodi di diffusione di notizie non vere, meglio dette fake news, e contenuti pericolosi. Lo stato democratico, garante del pluralismo ideologico, vede così ostacolata quell’accessibilità universale ai mezzi di informazione, trasformati ora in strumenti di aggregazione del consenso. Possiamo parlare di una vera e propria crisi interna alla democrazia dell’informazione in rete; l’utente fatica a discernere la verità dei fatti dalle cosiddette “bufale” e cosi facendo favorisce lo sviluppo della disinformazione.

Diverse possono essere le conseguenze sull’opinione pubblica derivanti dalla diffusione delle echo chambers e un’elencazione ci viene fornita dall’economista comportamentale Cass Sunstein.
La prima concerne il rischio di estremismo violento, ovvero la creazione o promozione di campagne d’odio comunicative, o cybercascades, nei confronti di alcuni gruppi avversi. Nel momento in cui un determinato numero di persone sembra credere ad una diceria, anche altre sembrano prestarvi fede.
La seconda riguarda problemi per la governance: la polarizzazione politica (o dei gruppi) si traduce nell’aggregazione e autosegregazione dei votanti in gruppi aventi idee condivise, complicando di conseguenza il raggiungimento di soluzioni ragionevoli.
La terza è rappresentata dalla relazione instaurata con queste specifiche comunità, e ciò può condurre alla mutazione nelle forme del consenso, ad esempio sotto forma di tweet sarcastici e dirette video.
La quarta consiste in un’esaltazione di quelle che sono le proprie convinzioni o scelte individuali (meccanismi di partisanship). La diffusione di contenuti relativi a determinate convinzioni evidenzia la contrapposizione tra gli individui.
Infine la quinta concerne la difficoltà nel discernere le notizie false da quelle vere. L’uso di notizie vere ma alterate, in maniera tale da fuorviare il destinatario, trova locazione ideale nel mondo del web.

Le camere di risonanza vengono identificate come un ambiente fortemente propagandistico e manipolativo che porta ad un indebolimento della libera informazione. Questo continuo proliferare di informazioni, indubbiamente produce una maggiore libertà per l’individuo, ma allo stesso tempo trascina con sé il rischio di estromettere alcuni prodotti della comunicazione, che sono alla base della costruzione di un ecosistema informativo aperto e diversificato.

Bibliografia:

G. Pitruzzella, La libertà di informazione nell’era di internet, 2018.

Bianca M., La filter bubble e il problema dell’identità digitale, 2019.

Sunstein C. R., Voci, gossip, e false dicerie. Come si diffondono, perché ci crediamo come possiamo difenderci, Milano, 2010.

Bentivegna S. e Boccia Artieri G. “Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale”, 2019.