LA DAD SORVEGLIA GLI STUDENTI

Dall’analisi di circa 150 strumenti di didattica a distanza, suggeriti da 49 governi, è stato evidenziato come un numero impressionante di questi strumenti utilizzi sistemi di tracciamento e profilazione (spesso occulti) tali da consentire di sorvegliare gli studenti di tutto il mondo senza nemmeno chiedere il loro consenso.

Molte piattaforme DAD monitorano la posizione fisica degli studenti, le lavagne virtuali trasmettono informazioni sulle abitudini di scarabocchi degli studenti a società di marketing quando la lezione finisce, i tracker li seguono fuori dalla classe virtuale e verso le diverse app e siti visitati su Internet. Le piattaforme di social media che i ragazzi usano per pubblicare i loro compiti accedono silenziosamente all’elenco dei contatti dei loro telefoni e scaricano i dettagli personali sulle loro famiglie e sui loro amici.

Tutti questi dati raccolti silenziosamente, vengono poi esaminati da sofisticati algoritmi capaci di creare un fedele ritratto intimo degli studenti, per capire come potrebbero essere facilmente influenzati in modo da vendergli qualche prodotto oppure da profilarlo per scopi magari anche non commerciali (es: social scoring).

Human Rights Watch ha condotto analisi tecniche su una moltitudine di prodotti per valutarne la gestione dati dei bambini, quindi ha confrontato i risultati con l’informativa sulla privacy del prodotto per determinare se le società EdTech sono state trasparenti con i propri utenti. È emerso che, in effetti, molte di loro hanno processato dati, anche in modo molto invasivo, omettendo anche i minimi accorgimenti.

Per capire il livello dell’invasività di questi sistemi è necessario riportare qualche numero.

Delle 73 app EdTech esaminate da Human Rights Watch, sono state trovate 41 app (56%) che hanno raccolto gli ID pubblici dei propri utenti. Ciò ha consentito a queste app di taggare i bambini e identificarli i loro dispositivi al solo scopo di tracciarli e vendere loro qualcosa, in un secondo momento. La cosa peggiore è che nessuna di queste app ha consentito ai propri utenti di rifiutarsi di essere tracciati, quindi questa raccolta di dati è quindi risultata del tutto invisibile.

Non solo, delle 73 app esaminate circa il 30% consentiva la possibilità di individuare la precisa localizzazione del bambino, con uno scarto di appena 4 metri. Si tratta di una circostanza molto grave in quanto le informazioni sulla posizione fisica di un bambino rivelano anche dettagli estremamente intimi e sensibili sulla sua vita.

I governi dovrebbero quindi intervenire per garantire che tutti i bambini siano informati e possano accedere a informazioni online facilmente reperibili, diverse e di buona qualità, inclusi i contenuti indipendenti, privi di interessi commerciali e politici. È necessario che i governi di tutto il mondo, Italia compresa, inizino a percepire la data protection non come un problema ma come un’opportunità da sfruttare per tutelare adulti e ragazzi da manipolazioni che possono andare dalla “semplice” manipolazione commerciale sino alla più profonda manipolazione politica e culturale.