LA POLITICA INTERESSA ANCORA AGLI ITALIANI? LE CONVERSAZIONI SUI SOCIAL DICONO DI SÌ

“Siamo di fronte ad un evento epocale: questo è il primo sondaggio fatto in Italia su quello di cui veramente parlano le persone”, dice il giornalista Paolo Mieli, commentando il rapporto SocialData presentato il primo Febbraio in Senato. Secondo il giornalista, l’inchiesta in questione, che s’intitola “La società italiana raccontata dalle conversazioni web e social. Analisi, dati e statistiche di un Paese in costante movimento”, è “rivoluzionaria” perché mostra il lato misterioso e sconosciuto dell’opinione pubblica, quello che non viene rilevato dai sondaggi. “Una ricerca che si basa su interazioni di persone che sono inconsapevoli di essere monitorate. Una gigantesca intercettazione telefonica che controlla di cosa parlano le persone e come ne parlano. Argomenti totalmente sconosciuti nel nostro mondo politico”, dice Mieli che sottolinea quanto l’Italia sia indietro in questo ambito: la sensibilità sull’importanza dei social come strumento di indagine sui cittadini è ancora poca, prova ne è il fatto che la Sala Zuccari, dove si è svolta la presentazione, era piena solo a metà e di persone già vicine a questi temi.

Dall’Italia “spiata” sui social emerge che al primo e al secondo posto negli argomenti più discussi ci sono calcio (2,8 miliardi di interazioni) e sicurezza, che rimane tra i bisogni sociali più citati con 1,8 milioni di interazioni. Sul tema della sicurezza vi è però una grande diversificazione interna tra questioni di furti, aggressioni e omicidi che hanno generato in totale quasi 300 milioni di interazioni, rispetto alle questioni di femminicidi, molestie e stalking che arrivano “solo” a 54 milioni. Anche sul tema del lavoro rispetto agli 11 milioni di contenuti e gli 1,5 miliardi di interazioni, la stragrande maggioranza degli utenti si preoccupa soprattutto del valore degli stipendi, con 129 milioni di interazioni, rispetto alle questioni delle morti bianche (23 milioni) o della disoccupazione (20 milioni).

I social parlano anche di politica e non poco (al terzo posto con 1,6 milioni di interazioni) nonostante molti politici non li ascoltino, ignorando le ricerche condotte a riguardo. Tra i politici più citati spicca Giorgia Meloni, dato che potrebbe sembrare prevedibile per via delle recenti elezioni ma che non necessariamente lo è: Mieli sostiene che i numeri di Meloni del 2022 potrebbero essere simili a quelli dell’anno passato. A seguire Matteo Salvini, che ha costruito una vera e propria macchina comunicativa attraverso una presenza online costante e strutturata. Infine due nomi che stupiscono, vicini nei numeri: Matteo Renzi e Elly Schlein. Quello che certifica la ricerca, spiega Mieli, è che Renzi è il principale leader dell’opposizione, almeno sui social. “Il più odiato, ma il più capace a maneggiare questi strumenti”. E poi la neo segretaria del Partito democratico, che per Mieli non è una sorpresa, nonostante venga trattata nel suo campo politico come una “poverina da educare, secondo i crismi e i riti dell’antica politica in cui lei stessa stenta a farsi largo”. Sommando al dato sulle oltre quattro milioni di citazioni quello sulle oltre quarantasette milioni di interazioni, è chiaro, secondo Mieli, che “Schlein è una bomba atomica rispetto alle sue potenzialità e al modo in cui viene trattata nei social. Noi – aggiunge – non sappiamo di cosa parlino le interazioni, magari sono tutti contro di lei, ma il fatto che sia terza anche sopra Conte e Renzi dimostra che questo mondo è totalmente sconosciuto a chi si occupa della sua comunicazione”.

Dall’analisi effettuata emergono informazioni che potrebbero tornare utili alla classe politica: come sottolineato infatti alla presentazione romana dallo storico Paolo Mieli, il grande interesse per il tema, confermato dall’ampio volume di interazioni, sembra sostanzialmente sconfessare quella disaffezione di cui spesso si parla e che si traduce in astensione al voto. Ma è una comunicazione che va anche ascoltata con peculiare attenzione, in quanto specchio di un paese diverso, anche solo per motivi anagrafici, da quello che ascolta tg e talk.

A.L.R