L’Intelligenza Artificiale è diventata un nuovo fulcro della competizione internazionale. I principali Paesi sviluppati del mondo stanno prendendo lo sviluppo dell’AI come una strategia importante per migliorare la competitività nazionale e proteggere la sicurezza nazionale.
Il “Piano di sviluppo dell’AI di nuova generazione”, pubblicato nel 2017, e altri proclami ufficiali dichiarano l’intenzione della Cina di guidare il mondo nell’Intelligenza Artificiale entro il 2030 per generare un divario sempre più ampio tra Pechino e le nazioni meno capaci. In sostanza, Pechino andrebbe alla ricerca di un software in grado di funzionare in circostanze nuove, con maggiore autonomia ed efficacia, in grado di assomigliare sempre più all’intelligenza umana. Gli alti dirigenti cinesi considerano l’AI fondamentale per il futuro del potere economico e militare di Pechino.
Man mano che l’abilità della Cina cresce, molti Paesi occidentali temono che Pechino possa arrivare a dominare le industrie tecnologiche più significative del futuro. La Cina, peraltro, è già diventata il leader globale nelle apparecchiature per le telecomunicazioni 5G, così come per i droni commerciali, i dispositivi Internet of Things, i pagamenti mobili, le celle solari e le città intelligenti. E dove non è in testa, Pechino è spesso un concorrente di livello mondiale, ad esempio nell’Intelligenza Artificiale (AI), area su cui la Cina ha elaborato un corposo Piano di sviluppo.
Secondo le previsioni, l’investimento cinese nell’AI raggiungerà un importo considerevole di 26,7 miliardi di dollari entro il 2026. Si stima che questo investimento rappresenti circa l’8,9% dell’investimento globale nell’AI, posizionando la Cina come la seconda destinazione mondiale per gli investimenti nel settore. Queste cifre indicano il forte impegno e la crescente influenza della Cina nel campo dell’Intelligenza Artificiale, sia a livello nazionale che su scala globale.
La Cina ha promosso attivamente lo sviluppo dell’AI attraverso varie iniziative politiche. Nel luglio 2017, il Consiglio di Stato (l’Esecutivo) ha pubblicato il Piano di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence – AI) di nuova generazione (AIDP) volto a rendere la Cina la principale potenza mondiale del settore entro il 2030. Pechino ha dato priorità soprattutto agli investimenti nell’AI per la difesa e per la sicurezza nazionale per avere “forze armate di livello mondiale” ed ottenere vantaggi nella futura guerra “intelligente”, in cui essa (insieme ad altre tecnologie emergenti) sarà completamente integrata in operazioni militari con “sistemi e apparecchiature in rete, intelligenti e autonomi”.
Il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Pechino (MOST), inoltre, ha coordinato la realizzazione di piattaforme aperte di innovazione di AI di nuova generazione per coltivare l’ambiente dello sviluppo tecnologico e dell’applicazione. In particolare, sono state istituite 15 piattaforme a livello nazionale che si concentrano rispettivamente su software e hardware di base, assistenza sanitaria intelligente, catena di approvvigionamento intelligente e governance delle città intelligenti. Pechino ha anche creato zone speciali per lo sviluppo innovativo dell’AI di nuova generazione che mirano ad aiutare i progetti pilota e promuovere l’aggiornamento industriale attraverso la tecnologia AI. Attualmente ci sono 11 zone pilota di questo tipo in tutta la Cina.
Le principali aziende tecnologiche cinesi, avendo investito molto nell’AI generativa, diventano attori influenti nel panorama normativo. Nel corso degli anni, infatti, queste società hanno coltivato solide relazioni con il governo e costruito alleanze con le migliori università cinesi che possono essere sfruttate anche per fare pressioni per politiche favorevoli. In questo scenario, la Cina mira a trovare un equilibrio tra la promozione dei progressi dell’AI e la garanzia di pratiche di Intelligenza Artificiale responsabili ed etiche all’interno del Paese.
I provider di AI generativa dovranno infatti assicurarsi che il contenuto elaborato tramite questo meccanismo sia in linea con “l’ordine sociale e la morale” imposto dal governo centrale e che non sia un rischio per l’ormai inflazionata “sicurezza nazionale”. La moderazione dei contenuti è sostanzialmente rimandata ai provider, che saranno chiamati a filtrare i risultati non in linea con le regolamentazioni per non incorrere in sanzioni amministrative.
A questo proposito, nel 2024, la Cina emerge come protagonista nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale (AI), con una serie di nuove regole e linee guida che mirano a standardizzare e controllare lo sviluppo e l’uso dell’AI nel Paese. Uno degli aspetti più rilevanti delle nuove regolamentazioni è il tentativo di creare oltre 50 standard nazionali e settoriali per l’AI entro il 2026, con l’obiettivo di partecipare anche alla formazione di oltre 20 standard internazionali per l’AI entro lo stesso periodo. Questo sforzo rientra in una più ampia strategia volta a colmare il divario con gli Stati Uniti nello sviluppo dell’AI, in risposta all’impatto globale di prodotti come ChatGPT di OpenAI. Il bot intelligente cinese si chiama Ernie (che sta per Enhanced Representation of Knowledge Integration) creato dal colosso tecnologico Baidu. Ernie sarà verosimilmente uno dei prodotti di punta del mercato cinese nella sempre più stringente competizione tecnologica in corso tra Cina e Stati Uniti.
La Cina ha dimostrato un approccio proattivo nella regolamentazione dell’AI e degli algoritmi, sviluppando un quadro di governance completo che comprende politiche, leggi, regolamenti che enfatizzano la responsabilità e la trasparenza nello sviluppo dell’AI e standard tecnici. Tra questi, vi sono misure per gli algoritmi di raccomandazione e la “sintesi profonda”, finalizzate a regolare rispettivamente i prezzi discriminatori basati sui big data e le tecnologie di deepfake.
Una caratteristica interessante delle regolamentazioni cinesi è l’elaborazione di una “lista negativa” da parte della Chinese Academy of Social Sciences, che delinea le aree e i prodotti esistenti dai quali le aziende AI dovrebbero stare alla larga a meno che non ricevano un’approvazione esplicita dal governo. Questo approccio sembra essere volto a ridurre l’onere complessivo della conformità regolamentare per le imprese cinesi, indicando chiaramente le aree da evitare per rimanere in buoni rapporti con il governo.
Queste iniziative regolamentari dimostrano un equilibrio tra il desiderio della Cina di sostenere l’innovazione nell’AI e la necessità di controllare e guidare il suo impatto sulla società e sull’economia. La Cina, quindi, emerge come un attore significativo nel panorama globale della regolamentazione dell’AI, con un approccio che potrebbe influenzare le tendenze globali in questo campo.
Pechino punta a rafforzare la creazione, l’applicazione e la protezione dei diritti di proprietà intellettuale scientifica e tecnologica e annuncia l’iniziativa “AI Plus” per favorire l’integrazione della tecnologia con l’economia reale e accelerarne l’utilizzo in settori chiave. In questo contesto, il progetto “AI Plus” di Pechino mira a promuovere la trasformazione industriale e lo sviluppo economico di alta qualità, oltre a generare nuovi punti percentuali di crescita. Le autorità sperano che l’iniziativa acceleri l’applicazione della tecnologia AI in settori come l’industria, l’agricoltura e i servizi, migliorando l’efficienza e la qualità della produzione. L’iniziativa dovrà incoraggiare la creazione di nuovi modelli di business e la trasformazione delle industrie tradizionali e anche rafforzare la competitività internazionale della Cina nel campo della scienza e della tecnologia attraverso la costruzione di cluster digitali. La Cina ha tutte le intenzioni di intensificare i suoi sforzi, in particolare nel campo dell’Intelligenza Artificiale e nell’informatica quantistica, come prevede il programma contenuto nel rapporto che il Governo ha presentato al Congresso nazionale del popolo. Questo piano fa parte della strategia del Paese asiatico per raggiungere l’autosufficienza tecnologica, ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri e migliorare la sicurezza nazionale e la resilienza economica.
Gli sforzi legislativi della Cina saranno orientati in particolare nell’affrontare le preoccupazioni etiche, morali e di sicurezza nelle tecnologie di frontiera come l’Intelligenza Artificiale e la biotecnologia, con l’obiettivo finale di perfezionare continuamente il quadro giuridico cinese per la scienza e la tecnologia.
C.T.